domenica 29 settembre 2013

Oestlicher Daunkogel (3330m) - Parete Nord e traversata

Maggio in Germania offre un sacco di ponti, tra una festività e l'altra. Io vorrei andare in Dolomiti per fare Scialpinismo, ma le previsioni sono brutte, la macchina è già prenotata e c'è solo voglia di partire per una qualsiasi destinazione alpina. Il Giovedì sembra l'unica possibilità di sfruttare una finestra di bel tempo. Con Denis decido di andare in Stubaital a Sud di Innsbruck, nota vallata glaciale, per lo sci estivo, nonché per lo scialpinismo. Denis non scia, il piano è quello di fare una paretina di firn, quella dell'Ostlicher Daunkogel, sbucare in cresta e salire in cima, quindi scendere dalla parte opposta traversando tutta la cresta. Partiamo mercoledì dopo lavoro, verso le 20.00, con calma, prendendocela proprio comoda...arriviamo al parcheggio della funivia dello Stubaier Gletscher alle 23.30, il piano è dormire in macchina, il giorno dopo prendere la prima funivia e salire alla stazione a monte, da lì proseguire a piedi: Denis è con le ciaspole, io invece con gli sci. Dormiamo in macchina, abbiamo una station wagon, buttando giù i sedili ci stiamo in due, con i miei sci nel mezzo.
Ci svegliamo, facciamo colazione un caffè e del muesli, quindi mentre notiamo già una miriade di macchine che inizia ad affollare il parcheggio, ci prepariamo e andiamo verso le casse per fare il ticket, non è una vera gita se si prende la seggiovia, ma questa volta il tempo non è dalla nostra parte, ieri siamo arrivati troppo tardi e nel Venerdì il tempo sarà già brutto...ci deve andare bene così!
Una volta saliti alla stazione a monte, fatto un rapido check dei nostri ARVA, ci incamminiamo, risalendo prima le piste e quindi dirigendoci verso la parete dell'Oestlicher Daunkogel: si tratta di forse 200m sui 45/50°, in realtà sciabilissimi, c'è una bella polvere, ma purtroppo non è nei nostri piani, la salita è tranquilla, piacevole, solo nell'ultimo pezzo faticosa per l'abbondante presenza di neve in cui tendiamo ad affondare...non grandi condizioni da parete Nord.
Sbuchiamo sulla cresta, dal lato dove siamo venuti c'è il caos, la gente, gli impianti...troppa confusione, ma laggiù lontano da noi, non c'è nessun altro su questa montagna oggi, dal lato opposto invece tutto è appare selvaggio, come una grande spaccatura tra due mondi.
La neve è già bagnata...non è proprio presto per trovarsi lassù e ce ne rendiamo conto, ci diamo una mossa per salire in cima, la cresta è soprattutto rocciosa, pulita dalla neve, la cima invece innevata, non grandi difficoltà, forse in un paio di punti siamo sul 2° grado. Foto di rito e si riparte senza perdere ulteriore tempo.
Iniziamo a scendere, ora le condizioni peggiorano a vista d'occhio, la neve non tiene più, è bagnata e sulla via di discesa anche la roccia tende ad essere instabile, arriviamo in prossimità di un grande colatoio, basta il nostro passaggio per far cadere giù buona parte del manto nevoso laggiù.
Per velocizzare nonché per avere maggiore sicurezza, vista l'abbondanza di spuntoni di granito, decidiamo superato il colatoio e arrivati in prossimità della cresta che unisce l'Oestlicher Daunkogel alla Stubaier Wildspitze di calarci in doppia per arrivare il prima possibile sul pendio nevoso sottostante. Alla fine le doppie saranno due...alla fine della prima ci riportiamo sulle rocce, siamo ancora troppo in alto per poterci calare giù con la nostra corda, questa volta abbiamo solo una singola da 50m, bisogna scendere di più. Denis che si è calato per secondo mi raggiunge, io faccio una sosta su uno spuntone e gli dico che l'avrei calato, ma qualche metro, poi lui avrebbe dovuto traversare verso un discreto terrazzino nevoso, ricco di spuntoni e lontano dal salto di roccia strapiombante che si trovava proprio sotto di noi. Traversare sena sicura su un terreno così è da pazzi, non puoi mai sapere se al tuo passaggio l'intero manto nevoso pesante e bagnato si staccherà in un colpo solo: calo il mio compagno che si muove su questo fianco nevoso,avendo però per le mani buone possibilità di presa su roccia, gli raccomando di mettere giù un paio di assicurazioni intermedie, abbiamo cordini e nuts, alla fine specie i primi si renderanno utili. Giunto nel punto propizio mi dice che va tutto bene e che può fare la sosta. Quindi parto io...neanche il tempo di mettere giù un piede sui suoi passi e quasi tutto il campo nevoso del traverso si stacca e precipita a valle...io sono fermo e mi tengo alle rocce...e penso due cose: "mai più partire così tardi" e "meno male che ci siamo legati e ancorati". Arrivo da Denis in sosta, ora la calata è semplice su un ripido pendio inclinato, una 30ina di metri e sarà possibile muoversi a piedi..cordino sullo spuntone e via, prima Denis, poi io. Durante questa fase, dal colatoio posto a fianco al nostro pendio, ma separato da questo (così pazzi da calarci nel colatoio ovviamente non siamo stati): viene giù il mondo, neve strabagnata, blocchi di granito grandi come cerchioni di automobile.
Siamo entrambi molto contenti di essere dove siamo e soprattutto di essere giù da quella trappola, per l'amor del cielo: è stato un tour molto bello, però faceva troppo caldo e in cima eravamo alle 11.30, troppo, troppo tardi. Denis inizia a spostarsi verso le piste infilate le ciaspole, io recupero la corda, la avvolgo e mi infilo gli sci, quando lo raggiungo siamo già in terreno sicuro, al limitare delle piste da sci, molti ci guardano con un punto interrogativo chiedendosi forse da dove fossimo arrivati! Io dico a Denis...beh ora che siamo in un punto tranquillo...ti annuncio che io scierò fino alla stazione a monte...mi trovi al bar davanti ad una radler, se non hai niente in contrario! Lui ovviamente in contrario non aveva niente...forse l'unica cosa che veramente lo disturbava era che lui gli sci non ce li avesse!
Denis mi raggiunge 20 minuti dopo, qui la Radler la danno solo piccola, quindi visto che sono assetato bevo la seconda in sua compagnia. A quel punto riprendiamo la seggiovia e scendiamo: sarei sceso al parcheggio anche con gli sci però più in basso non c'era già proprio più neve e allora me la sono risparmiata, avrei dovuto camminare a lungo. Al parcheggio ci godiamo il sole qualche minuto, una coppia di giovani ci chiede se abbiamo posto per loro per portarli a Innsbruck, io a Innsbruck devo lasciare Denis in stazione quindi li faccio salire. A quel punto riparto e vado verso le Dolomiti...non ho chiari i miei programmi, volevo trovarmi qui con Andrea, lo sento telefonicamente una volta entrato in Italia e mi conferma il brutto tempo: decido che sarei tornato in Friuli, toccata e fuga. Lui mi avverte: però forse domenica è bello e c'è una montagna che sto tenendo d'occhio da tempo. Io gli dico che per me va bene e ci saremmo risentiti. Mi sento stanchino per guidare a lungo...quindi in mancanza di altre idee, decido che sarei andato in Val Gardena, anzi sarei salito sul Passo Sella e avrei dormito in macchina come avevo già fatto in Gennaio. Quasi tutti i passi sono chiusi per pericolo valanghe, l'unico a non esserlo in zona è proprio il Passo Sella, non molto conveniente per il viaggio, il giorno dopo non avrei potuto far altro che ridiscendere in Val Gardena, quindi tornare indietro un pezzo di statale per imboccare la Val Pusteria...pazienza: l'idea di trovarmi SOLO tra il gruppo del Sella e la paretona Nord del Sassolungo mi metteva una gran pace e mi ispirava. Due zuppe ce le avevo, dovevo solo procurarmi del pane e una birra. Fatti i rifornimenti e giunto a Passo Sella, lo scenario è quello che speravo di trovare: nessuno, le sagome dolomitiche che uscivano dalle nuvole, il sapore di quell'ambiente grandioso, solo per te. Parcheggio poco più a monte del Rifugio Passo Sella, apro il bagagliaio, tiro fuori il fornelletto e mi preparo da mangiare, ho anche un bel libro di Erri De Luca "Sulle tracce di Nives", Nives Meroi si intende, bergamasca d'origine ma friulana d'adozione, lei e il marito, sono il nostro orgoglio nel mondo dell'alpinismo...non leggo molto, sono stanco della giornata e della settimana di lavoro...mi addormento come un bambino. Questo è il sapore che ha la libertà, questa è la gioia della montagna.

sabato 28 settembre 2013

Punta Gnifetti - (4554m), via normale passando per...

Partiamo dalla capanna Gnifetti tra le 4.30 e le 5.00 di mattina, insieme a tantissime cordate...oggi è un giorno rilassante, l'unica difficoltà eventualmente potrà essere la quota, per il resto viste le condizioni eccezionali, è tutta una passeggiata...ma che passeggiata!
Percorriamo il ghiacciaio del Lys dirigendoci verso il Balmenhorn, quindi lo aggiriamo tenendoci sulla sua destra, potremmo salire alla piramide Vincent, ma tutto sommato è un rilievo di cresta che a parte la vista eccezionale ha ben poco da regalarci..decidiamo quindi di puntare direttamente allo Schwarzhorn, il corno nero, qui lasciati gli zaini nella selletta tra quest'ultimo e la Ludwigshoehe, saliamo in cima. Scendiamo e ci dirigiamo verso la Ludwigshoehe, cima...quindi scendiamo e ci dirigiamo verso la Parrotspitze di cui attraversiamo per intero la bella cresta nevosa, scesi dalla Parrotspitze ci ritroviamo nella sella che divide questa dalla Punta Gnifetti.
Non resta altro che dirigerci, dopo un sorso d'acqua e una barretta di muesli, verso la traccia principale, passare sotto le seraccate della punta Gnifetti e salire alla Capanna Regina Margherita. Tra una cosa e l'altra con i vari saliscendi abbiamo fatto almeno 1200m di dislivello, con un ritmo blando ma molto regolare che alla fine ci ha permesso di superare molte cordate. La giornata finisce qui...è ancora presto, possiamo mangiare una zuppa per pranzo, bere un Apfelschorle, distenderci un po', goderci il panorama, specie il tramonto.
In ballo c'è ancora la Dufour...io ci spero fino all'ultimo, andiamo a dormire presto puntando le sveglie alle 4.00...quando la sveglia suona però Denis mi si avvicina e mi dice: puoi continuare a dormire, io non ho chiuso occhio e non mi reggo in piedi, la Dufour salta... Mi tocca digerire il boccone amaro...ma in fondo è già stata un'esperienza bellissima e si può sempre tornare un'altra volta, un po' deluso, non me la prendo e verso le 5.30 lascio con il mio compagno il rifugio e scendiamo piuttosto velocemente lungo il Grenzgletscher verso la Monte-Rosa Huette, sul versante svizzero.
Una volta giunti qui, ci godiamo un caffè e mangiamo qualcosa...irradiati da un bel sole intorno alle 08.00 di mattina. Avevamo in programma una volta fatta la Dufour di dormire qui...ma visto che la Dufour è saltata ed è molto presto decidiamo di risparmiare un po' di soldi e di scendere a Zermatt. Dal Rifugio al Roten Boden, dove arriva un trenino ci vorranno ancora 3 ore di ghiacciaio, morene, una salto di roccia attrezzato e un sentiero in falso piano, la vista sarà in ogni istante sublime e ci permetterà di ripercorrere tutti i bei momenti vissuti nei giorni precedenti. Scesi a Zermatt, prendiamo il treno che ci porta la Terminal automobilistico di Taesch, dove recuperiamo la nostra Opel Corsa del Car Sharing, festeggiamo la conclusione con una bella Radler e piano, piano rientriamo verso Stoccarda.

Naso del Lyskamm, diretta per la parete Ovest (4272m)

Lasciamo il rifugio Sella insieme a molte altre cordate, quasi tutte però piegano in direzione del Felikjoch, sicuramente dirette al Castore o al Lyskamm occidentale. Noi avevamo in testa di fare il Lyskamm orientale per la cresta Sud, quindi di scendere per la cresta Est.
Il programma prevede di passare prima dal Naso del Lyskamm. Arrivando dal Rifugio Sella l'accesso più facile è per il fianco Sud Ovest, aggirando la parete ghiacciata del Naso, itinerario in Agosto inoltrato che si svolge su ghiaccio vivo con pendenze anche di 40-45°. Noi ammetto non eravamo sicuri del percorso migliore e non avevamo nessuno davanti, arriviamo alla base della parete e decidiamo di salire per la verticale, prima su una paretina ghiacciata, poi per delle roccette, quindi di nuovo su ghiaccio fino in cima. Inutile dire che siamo finiti su un itinerario molto bello e più impegnativo di quanto messo in preventivo, per la parete era visibile all'inizio una lieve traccia in direzione delle rocce che ci aveva tranquillizzato sulle nostre intenzioni. Parto da primo, salgo...subito mi rendo conto che non sarebbe stata una passeggiata e mi sento molto contento di aver fatto i miei corsi di ghiaccio e di arrampicata su ghiaccio, perché subito si rende necessaria una progressione frontale, curando molto bene gli appoggi specie per il fatto di avere una sola picozza (due non sarebbero state necessarie..forse al più comode). Arrivato alle rocce trovo uno spit con un anellone, mi assicuro e recupero Denis...che purtroppo non mi pare essere molto in forma e lucido, forse provato dai giorni precedenti e non perfettamente acclimatato, tanto che in parete in sosta si rende necessaria una sosta prolungata e due cordate di sfilano davanti. Salgo sulle roccette di un 30-40 metri e trovo un secondo spit, preparo la sosta e recupero Denis, una volta da me valutiamo la situazione, davanti a noi solo una parete di ghiaccio, da lì più pendente del previsto, ma attrezzata: a intervalli di 30-40 metri ci sono dei grossi fittoni per le soste, evidentemente è molto frequentata e classica per chi fa la traversata, noi un po' forse ci siamo informati male...ma c'è da dire che al nostro rientro ho tanto cercato informazioni più dettagliate anche su internet e non ho trovato quasi nulla di decente.
Ora alterniamo la progressione, saranno stati anche qui 3 o 4 tiri prima che la pendenza mollasse e ci facesse riassumere una posizione eretta. Stiamo arrampicando una parete ghiacciata forse sui 45-50° a oltre 4000m!! Non male, non è forse una via di pregio ma è proprio divertente. Denis in realtà se la sta godendo meno di me, mi rendo conto che è conciato maluccio, provato ma sale sicuro. Arriviamo in cima, il programma sarebbe stato di dormire al Bivacco sul Balmenhorn, una piccola isola di roccia nel mare ghiacciato del Ghiacciaio del Lys. Ma una notte a oltre 4000m per il mio compagno sarebbe stata probabilmente la fine della vacanza. Gli chiedo cosa voglia fare e come si senta, se preferisse scendere, ma non ottengo una risposta sensata...allora decido io per lui: scendiamo alla Capanna Gnifetti.
Qui non avevamo prenotato, quindi c'è da attendere un po' che i gestori sistemino prima tutte le persone con la prenotazione prima di verificare effettivamente la presenza di posti liberi, anche se da subito ci avevano detto che non sarebbe stato un problema. Mangiamo qualcosa, Denis va a dormire mentre io al tavolo converso piacevolmente con un gruppo di amici molto eterogeneo che erano saliti così per una passeggiata, prendendo la funivia e il cui piano era quello di ridiscendere dopo pranzo. Al Rifugio c'è un ragazzo visibilmente dell'Est Europa ma che parlava un gran buon italiano, in compagnia di 5 o 6 ragazze, che si recava ogni 5 minuti al bancone del bar per chiedere informazioni di ogni tipo: se dovessero dormire con il sacco lenzuolo, se potevano portare ramponi e picozza in camera, se potevano cucinare con il fornelletto...la cosa che mi divertiva era proprio il fatto che faceva diligentemente la coda, poneva una di queste domande alla volta, andava via, dopo neanche 5 minuti tornava di nuovo in coda per porre la successiva! Nel pomeriggio invece un altro incontro interessante: un sacerdote ultrasettantenne accompagnato da una signora di mezza età forse sulla cinquantina e da un ragazzo forse giovane come me che aveva preso i voti. Il prete depositato lo zaino poi passò per il rifugio annunciando ad ogni tavolo che per chi avesse voluto, avrebbe tenuto la messa nella cappelletta adiacente al rifugio stesso. Io non sono un buon cattolico, ma sarà stata la situazione particolare o la nostalgia di quando ero bambino e passavo i miei fine settimana in oratorio e le messe a fare il chierichetto...avevo deciso che quella sera prima della cena sarei andato a messa. Poco prima del servizio il padre voleva suonare la campana per annunciare la messa, ma il cordino vi si era staccato e qualcuno doveva salire sul tetto della cappella per riannodarlo, senza pensarci due volte il prete annunciò: "Beh siamo venuti in montagna per scalare, o no?!" Alchè prende la scala, la appoggia in equilibrio precario sul fianco della cappella e si appresta a salirci, io mi avvicino subito e insieme al ragazzo che lo accompagnava, la teniamo ferma a terra. Gli accompagnatori del sacerdote gli intimavano di stare attento e accortisi che la scala non era alta a sufficienza per raggiungere il tetto, tentarono anche di dissuaderlo dal tentativo....ma non v'è stato nulla da fare: il tenace anziano sacerdote, senza battere ciglio iniziò ad arrampicare sfruttando lo stipite della porticciola della cappella e il tetto stesso e una volta raggiunto il culmine dello stesso, riannodò la corda alla campana e ridiscese, come nulla fosse. Io leggevo invece il panico dei suoi accompagnatori che sbraitavano amorevolmente: "Fa sempre così! è un testardo e ha pure già avuto un isctus! Ci fa sempre preoccupare!". Conclusa la missione della campana e annunciata la messa a scampanate, siamo in 5 nella cappella, il prete, la donna, il ragazzo, io e un signore sulla sessantina della provincia di Sondrio. Recitiamo insieme le preghiere, tutte quelle risposte e frasi imparate a memoria da bambino senza nemmeno capirne il significato...e pensavo a tutti quei momenti, ma c'era molta gioia dentro di me in quel momento ero tornato indietro di 20 anni e viverlo in quella situazione alpina, in Italia, da "emigrato" stato bello. Anche questa giornata sul Rosa è finita, ora c'è la cena ottima e abbondantissima, quindi la branda...la veglia domani non è eccessivamente presto, alle 4.00, il programma è quello di arrivare alla Punta Gnifetti prendendo le cime intermedie, tutte o quelle più interessanti.

Castore - 4228m - Fianco Ovest e cresta Est

Lasciato nella domenica il Lodge sul Piccolo Cervino, ci dirigiamo verso il Breithornpass, per scendere in Italia attraversando il Grande ghiacciaio di Verra. Il meteo è poco convincente, il lato svizzero sgombro da nuvole, il lato italiano completamente chiuso e avvolto...sul Plateau un vento fortissimo. Mah, al Rifugio Sella dobbiamo arrivare o della traversata non se ne fa nulla.
Ci leghiamo e ci incamminiamo, sono le 5 di mattina circa, meglio vista la bassa visibilità non muoversi proprio completamente nel buio. Passiamo sotto al bivacco Rossi e Volante e ci dirigiamo verso il Polluce: sarebbe stato in programma, ci sono molte altre cordate che stanno salendo. A me il meteo non piace, va peggiorando e chiudendosi sempre di più...propongo a Denis di lasciare stare il piccolo dei due gemelli (anche se più impegnativo del grande) e di puntare direttamente al Castore. Lui acconsente non troppo convinto, alla fine mi ringrazierà della decisione. Alla base della cresta Ovest del Polluce c'è anche una tenda di due "veri" non amanti dei rifugi affollati..ci lasciamo il Polluce alla spalle e arriviamo allo Zwilligjoch (Passo dei Gemelli, così chiamato in quanto dal lato svizzero il Polluce e il Castore hanno una forma pressoché identica.
Ci sono molte altre cordate che stanno affrontando il ripido fianco ovest del Castore. La traccia profonda rende il tutto di estrema facilità, l'unica cosa che però si fa sentire è l'altitudine: festeggiamo nel fianco la nostra prima puntatina oltre i 4000m. Io mi sento bene e in forma, sento l'aria più sottile ma il mio corpo reagisce molto bene e non modifico il mio ritmo, Denis più di qualche volta mi chiede brevi pause. Arrivati alla crepaccia terminale si forma un po' di coda, in quanto quasi tutte le cordate la affrontano con un primo a cui seguono i secondi facendo un'assicurazione dall'alto. Noi procediamo in conserva sicuri di non poter commettere qui errori, in fondo il terreno è buono, la traccia anche, è solo un po' più pendente di 40°. Sbuchiamo sulla cresta sull'anticima...non si vede niente! Da un lato la cresta sembra una scala bianca bella e delineata che porta nell'ignoto, dove sembra che tutto venga inghiottito dalle nuvole in un non rassicurante silenzio..dall'altro non ci fa intuire la vera pendenza ed esposizione dei fianchi Nord e Sud del Castore.
Poco dopo siamo sulla vera cima. Foto di rito, troviamo qui una cordata: Guida e 3 clienti che ci accompagnerà in tutta la traversata, la troveremo insieme ad altre in ogni rifugio e in ogni itinerario. Scendiamo lungo la cresta Est verso il Colle di Felik, la visibilità e bassissima, ma la traccia permette di muoversi sicuri, scendiamo sul ghiacciaio di Felik e scendiamo passando a fianco di Punta Perazzi, solo intuendone la presenza, ma senza poterla vedere! In breve siamo al Rifugio Quintino Sella. Sono le 10.30 di mattina, la giornata finisce già ora...il meteo non farà che rimanere così, anzi verso sera nevicherà pure...solo una mezz'ora poco prima di cena le nuvole si aprono e il sole esce, ma il tutto dura pochissimo.
Il secondo giorno sul massiccio del Rosa è terminato e abbiamo fatto la seconda cima, il nostro primo 4000. Non male pensando anche al giorno precedente. Ci corichiamo non più tardi delle 21.00, il giorno dopo c'è la questione Lyskamm...questione che purtroppo rimarrà aperta: faremo solo il Naso per una via diretta di ghiaccio sul fianco Ovest (non per sputarci sopra, alla fine si rivelerà un itinerario avvincente, ma la Cresta Sud del Lyskamm orientale purtroppo la guarderemo solo dal basso, in una giornata di tempo spledido...succede).

Piccolo Cervino, Cresta Nord - (Klein Matterhorn - Nordgrat)

Zermatt, un nome che evoca subito una montagna, nota in tutto il mondo: il Cervino...noi siamo qui per la prima volta e abbiamo un obiettivo diverso, non banale e altrettanto affascinante: la completa traversata del massiccio del Monte Rosa. Alla fine il programma studiato al tavolino non riuscirà ad essere realizzato al 100% e purtroppo più di qualcosa causa meteo e stanchezza lo lasceremo fuori.
Prendiamo la seggiovia per il Trockner Steg e arriviamo alla Gandegghuette, poco oltre i 3000m, è sabato: da questo momento fino al Giovedì successivo rimarremo sempre oltre i 3000 e dalla domenica non scenderemo mai sotto i 3500m. Affronteremo i nostri primi 4000 e arriveremo a difficoltà su roccia sul 3° superiore e su ghiaccio sui 50°. Siamo entrambi molto eccitati di affrontare le Occidentali per la prima volta...è un po' come diventare alpinisti veramente, secondo il pensiero degli occidentalisti. Io accetto questa visione ma essendo cresciuto nelle Orientali ed avendo assaggiato l'alpinismo dolomitico, sono di fondo un pò di un'altra convinzione.
La cena con tutte le portate a base di curry (!?!? ...in un rifugio svizzero...boh) ..dopo aver conversato piacevolmente e scambiato opinioni sui nostri rispettivi piani di battaglia, con una famiglia allargata molto simpatica: una donna della svizzera francese con il figlio, con il compagno neozelandese e un amico del compagno svedese (insomma un bel misciott), andiamo a coricarci presto. Il viaggio per Zermatt non cortissimo, l'ascesa veloce e 3000m...meglio ricaricare per bene le batterie. Alle 4.00 di mattina fatta già la colazione indossiamo l'imbrago e ancora nel buio ci muoviamo verso il ghiacciaio del Teodulo. Arrivati a quota 3095m dobbiamo tagliare a sinistra per arrivare alla parete di firn del Piccolo Cervino...in realtà di firn ce n'era ben poco, dalle immagini della relazione la scalata si sarebbe dovuta effettuare solo su firn fino ad una crestina più esile e quindi su roccia: in pratica c'era solo un punto dove poter passare dal ghiacciaio al nevaio superiore senza passare su roccia. Ovviamente non era roccia arrampicabile per questo in passaggio sul nevaio era obbligato: liscia, molto ripida e senza nessuna possibilità di proteggerla.
Per arrivare al nevaio superiore dobbiamo affrontare un lungo traverso su firn molto pendente fino ad un punto dove dalla lontananza avevamo stimato si potesse passare, su roccia. Fatto il traverso delicato ma non difficile (basta non sbagliare), siamo passati su roccia un 5-8 metri di pietre instabili, però senza problemi. Dal nevaio ci dirigiamo verso una parete rocciosa dove si vedono molte possibilità per arrampicare, in realtà la via dovrebbe svolgersi sul pendio di firn alla destra della cresta: ma non ne è rimasto quasi niente e l'idea di stare su misto con rocce traballanti non ci piace. La parete di fronte a noi non è certo banale ma di ottimo granito.
La attacchiamo slegati, per un sistema di fessure, cercando sempre il punto più debole della parete, siamo credo su un 2° grado sostenuto. Poi per seguire la via intuita da sotto arriviamo ad una placca che subito ad occhio appare più impegnativa: io sono davanti e chiedo a Denis se si vuole legare, lui mi dice di no. Vabò, allora andiamo avanti: supero la placca però trovandomi a dover pensare molto bene e come muovermi per non fare errori, mi è subito chiaro che questo è un terzo grado molto abbondante, secondo Denis sarà di 4° grado...io non lo so con certezza, posso essere d'accordo, ma fosse così allora sì mi tornano i soliti pensieri e la solita diatriba: cosa sia un vero 4° grado in dolomiti!
Denis che ho visto poco sicuro su quella placca mi dice: ok ci leghiamo. Ci muoviamo quindi alternando tratti in conserva, sempre avendo cura della gestione della corda e mettendo qualche protezione ad un tratto dove abbiamo messo su una sosta. Siamo fuori: siamo finalmente su quella piccola ed esile crestina di firn che porta all'ultimo salto roccioso prima di un tratto sempre in cresta su firn completamente orizzontale che conduce alla base della piramide finale per la cima. Siamo senza ramponi quindi è necessario gradinare molto accuratamente con la picozza vista la compattezza della neve. Ora inizia un bel diedro con un po' di firn, proprio alla base troviamo il primo chiodo, bene siamo giusti: da qui ci muoveremo con soste e alternandoci da primo. L'arrampicata è piacevolissima, non difficile e su roccia ottima, massimo 3° grado, dopo 3 o 4 tiri, ora non mi ricordo con esattezza usciamo sulla spalla nevosa e ci incamminiamo verso la piramide finale.
Qui c'è alla sua base anche l'arrivo della funivia...unica nota brutta di una montagna affascinante e di una via alpinistica molto bella. Tanti turisti che da là ci salutano, forse ci fanno anche delle foto. Mancano ancora 200m per la vetta, le difficoltà vere sono finite, ora c'è la stanchezza che si fa sentire: l'ultimo tratto è tutto su misto, roccia purtroppo non più bellissima e ghiaccio, si arrampica sul 2° grado ma si deve fare molta attenzione. Sbuchiamo sul filo di cresta finale che conduce alla piattaforma panoramica di vetta, piena di gente di ogni tipo in pantaloncini corti, gonna, con il gelato e la macchina fotografica in mano. Alla nostra vista tutti ci guardano sbigottiti, una ragazza dice al fidanzato in italiano: "Amore guarda, guarda da dove salgono quei due!". In cima, foto di rito, un sorso d'acqua e possiamo goderci il panorama, è tutto un po' troppo affollato per i miei gusti...però pazienza è così. Mi avvicina una ragazza anche molto carina che inizia a chiedermi che via avessimo fatto e dove fossimo diretti, se era difficile, cose del genere....io sono molto divertito dalla situazione, la sua amica che è in compagnia di un uomo più anziano (non so, poteva essere il padre, ma non ci metterei la mano sul fuoco) ci scatta delle fotografie. Già peccato che la storia finisca lì: loro stanno per tornare a valle, noi siamo all'inizio della traversata del massiccio. Siamo quasi a 3900m. In cima c'è un Lodge modernissimo con ristorante e negozio di souvenir...tutte cose che con la montagna non c'entrano nulla. LA situazione mi fa rivivere l'ascesa alla Zugspitze, stessa situazione, solo 1000m più in alto!
Pur non condividendo l'idea del Lodge, decidiamo di dormire qui, siamo stanchi e preferiamo non andare verso il bivacco Rossi e Volante (come in origine avevamo programmato).
Il Lodge è vuoto, quando la funivia chiude tutti scendono a valle e a parte chi ci dorme non rimane nessuno: a parte noi ci sono solo 2 alpinisti o meglio una guida con il suo cliente. Dopo cena, salgo ancora in cima dal Lodge, il tutto si svolge su una comoda scala metallica, infatti sono in infradito...il panorama al tramonto è bellissimo, il Breithorn ci sovrasta vicino mentre dall'altra parte avvolto nelle nuvole ma anche lui ad un passo c'è il Cervino. Non poteva esserci inizio migliore di una bella avventura.

venerdì 27 settembre 2013

Torre Piccola di Falzarego - Via Comici

Dopo qualche giorno in Friuli per il mio compleanno, sulla via del rientro per la Germania ho appuntamento con il mio amico Andrea a Cortina d'Ampezzo, lui è sulla via del rientro a Udine da un WE lungo in Val Aurina, io invece in montagna ho bisogno di andare! Un gran bisogno di andare in Dolomiti e di arrampicare. Parto da Udine alle 5 di mattina, il ritrovo a Cortina è alle 7.00. La giornata è bellissima e arrivato ad Auronzo di Cadore il cuore mi si riempie di gioia: le Dolomiti sono illuminate dai primi raggi del sole e si slanciano eleganti e lucenti nel cielo. La magia di queste montagne ha pochi eguali nelle Alpi, ormai avendo girato parecchio specie nelle orientali ma anche nelle occidentali, questa convinzione diventa semplicemente sempre più forte. Siamo al parcheggio della stazione delle Corriere e dobbiamo decidere il da farsi...ci sono un paio di vie al passo Giau che meriterebbero, c'è la Comici alla Piccola di Falzarego...ce ne sarebbero altre ma non abbiamo le relazioni. Per le Dolomiti comunque so di dovermi affidare ad Andrea: conosce ogni gruppo come le sue tasche, sulla Piccola di Falzarego ha fatto quasi tutte le vie ma la Comici gli manca. Ottimo, per me l'occasione è più che ghiotta: non è sicuramente una via di difficoltà all'altezza della fama di Comici, ma è una linea molto bella, su roccia molto buona e comunque rasenta il 5° grado, con i primi 3 tiri sempre sostenuti. Per un arrampicatore pur non di livello come me avere nel "curriculum" una via di Comici è un piccolo orgoglio. Bene è deciso, si parte, lasciamo una macchina a Cortina e via verso Passo Falzarego. L'avvicinamento è molto breve una ventina di minuti, il che fa di questa Torre, vista anche la relativa facilità di molte vie, un obiettivo molto ambito e di solito molto frequentato, oggi per fortuna è un Lunedì.
Arrivati all'attacco dobbiamo solo stabilire chi deve iniziare...il primo tiro si sviluppa dopo qualche metro lungo un bellissimo diedrino, con una bella fessura: io amo arrampicare su diedro, la settimana precedente avevo anche arrampicato da primo su due diedri di 5° grado...mi sentivo sicuro e ispirato, solo un piccolo ostacolo: la mora cinese con Andrea per decidere chi sarebbe partito. Questa volta la fortuna bacia me e contento come un bambino anche se dentro di me con un certo timore reverenziale per la via, mi preparo per attaccarla.
Ricordo molto bene quel primo tiro, ho lasciato un cordino su un piccolo spuntone di roccia prima del diedro, Andrea mi dirà che non ho visto un chiodo..ma io non l'ho visto proprio! Poi lungo l'intero diedro: niente! La bella fessura tuttavia permette di proteggersi molto bene con i Friends, ne lascio uno verso la metà del diedro, ero veramente rapito dai movimenti, non sarebbe stato male proteggere un po' di più mi rimproverà Andrea in sosta...ma mi sono così tanto goduto l'arrampicata che non ci ho proprio pensato, mi sentivo leggero e sicuro, bilanciavo bene, muovevo il bacino alla perfezione e ritrovavo sempre molto bene tutti gli appoggi: fa una certa differenza se nel giro di 8 giorni quella è la tua 4a via! In sosta ci sono ben 6 chiodi!! In quel punto si incrociano anche altre 2 vie e mentre Andrea inizia la progressione altre cordate sono arrivate alla base della parete, come volevasi dimostrare! La Torre Piccola di Falzarego è posta in uno scenario dolomitico di eccezionale bellezza, le 5 Torri, l'Averau, la Tofana d Rozes ancora bianca sul suo fianco Nord, che ci sovrasta, così imponente e severa vista da lì e con il ricordo ancora fresco di una delle più belle scialpinistiche che abbia mai fatto, appena un mese e mezzo prima... Il secondo tiro lo affronta Andrea, sempre difficoltà sul 4 superiore, un tiro molto bello anche se la linea non è così bella e pulita come nel primo tiro, si snoda prima su una paretina tagliando in diagonale verso sinistra, poi bisogna superare un camino. Alla sosta riprendo la progressione da primo sul terzo tiro che si sviluppa sullo spigolo, poi commetto un errore: anziché rimanere sullo spigolo noto 2 pezzi di corda Lilla molto evidenti, sono delle clessidre e senza dare una letta alla relazione mi ci dirigo senza pensarci, finendo una decina di metri fuori via e atterrando nel tiro di 5° grado della via adiacente.
Poco male, mi ricordavo che la sosta dovesse essere su un terrazzino e proprio in corrispondenza della seconda clessidra c'è una bella cengia comoda, penso di essere giusto, Andrea invece mi urla qualcosa da sotto! Mea culpa, faccio la sosta su un bel clessidrone che rinforzo ulteriormente con 2 Friends per non sentirle ulteriormente una volta recuperato il compagno (sono gli "svantaggi" di andare in giro con un istruttore del CAI). Arrivato da me Andrea mi rimprovera di essere finito fuori via però mi fa anche i complimenti perché mi vede proprio in forma e sicuro. Riparte per il 4° tiro e si riporta sullo spigolo, alla fine combinerà in un tiro unico anche il 5°, ma dopo i 3 tiri impegnativi la via molla decisamente e rimane sul 3° grado o forse 3+...certo dopo 3 tiri sul quasi 5° arrivare su un terzo grado...beh sembra di camminare! Riparto io di nuovo nel sesto tiro, ora siamo proprio velocissimi, recupero Andrea che affronta il 7° e ultimo tiro...e siamo in cima!
Per lui è un'arrampicatina di mezza giornata, così per il piacere di...per me non è sicuramente un'arrampicata mostruosa, viste le condizioni, l'accessibilità, ecc...però è la mia prima di Comici! Dalla cima, calatina di 25m in doppia e poi giù per un canalone...in pochi minuti siamo al parcheggio, qui una radler e qualcosa da mangiare sono d'obbligo, quindi rientriamo a Cortina, dove saluto Andrea, prendo su la macchina e mi dirigo verso la Pusteria, purtroppo le vacanze sono finite e devo rientrare al mio dovere in Deutschland...ma con un bel ricordo in più.