martedì 19 agosto 2014

Avancorpo Sud del Sass Rigais, Pilastro Destro Integrale - Variante

Questo è il racconto non di un'impresa alpinistica ma comunque di qualcosa non che capita di scrivere tutti i giorni, anzi per me è la prima volta: l'apertura di una variante di una via. Come detto niente di eccezionale: ma che ci ha esposto, causa anche il meteo ad una vera e propria avventura, specie per la discesa. Ferragosto: complice il rientro di mio fratello dall'Ungheria, prendo un paio di giorni di ferie per poter stare con la mia famiglia all'Alpe di Siusi. Di mio fratello non parlo mai in questo Blog perchè purtroppo non condivide con me la passione per il ripido e il verticale, pur essendo un gran buon sciatore: chissà che non mi riesca di convincerlo prima o poi di fare almeno un pò di scialpinismo! Vabbè senza divagare: sento Andrea perchè è una buona occasione per vedersi tutti insieme, la sua famiglia e la mia dopo tanti anni, quando eravamo bambini era cosa piuttosto frequente! Ovviamente la nostra idea è: lasciamo genitori, fratelli e sorelle a farsi una camminata e noi facciamo un'arrampicatina da qualche parte. Per sabato 16 il meteo non è dato come buono, non è male ma non è stabile...Decidiamo comunque di fare qualcosa e scegliamo una via corta, non difficile e nel gruppo delle Odle, in quanto un pò a metà strada per entrambi, la mia famiglia sta all'Alpe di Siusi per le vacanze, quella di Andrea in Val Badia: la via in questione è stata aperta da Bernardi stesso nel 2009 e descritta nel volume "Arrampicare in Val Gardena - 2": l'avancorpo Sud del Sass Rigais. Così passa meno di un mese e siamo di nuovo all'impianto del Col Raiser, parcheggiamo, finiamo lo zaino e via per l'avvicinamento. Dal Rifugio Col Raiser, si seguono le indicazioni per la ferrata del Sass Rigais quindi si arriva quasi al ghiaione della Val Mezdì a quel punto lo si abbandona e ci si dirige verso un evidente blocco roccioso alla base della parete, qui si rinviene un cordino su clessidra ad indicare l'attacco. Sono circa le 10/10:15 di mattina di un Sabato di metà Agosto: ma fa un freddo cane, tempo di indossare l'imbrago e preparare le corde ed entrambi iniziamo a non sentire più le falangi delle dita! Porto su un paio di guanti che verranno indossati dall'assicuratore di volta in volta per non congelare: non c'è il sole, per ora nuvole che dovrebbero però dissolversi. Attacco come ormai tradizione per primo: il primo tiro su difficoltà discontinue arriva comunque al 4°, non difficile ma sento poco le dita quindi non sono sicuro della bontà degli appigli, la sosta si trova su chiodo+clessidra, poco prima della sosta un'altra clessidra con cordino rosso e maglia rapida per rinviare. Parte Andrea per il secondo tiro che va a risalire una fessura di 4-, la fessura continua in diagonale verso destra, solo che prima di questo punto si dovrebbe attraversare verso sinistra su placca, Andrea però sale troppo, lo sento battere chiodi poi mi urla "recupero". Salgo e raggiungo l'amico in sosta: gli dico che secondo me siamo troppo alti, lui mi da ragione e mi dice: beh o torniamo indietro qualche metro o proseguiamo. Decidiamo di proseguire lungo la fessura in quanto siamo abbastanza convinti di poter tornare successivamente sullo spigolo quindi parto di nuovo e proseguo lungo questa prima variante. La fessura nella parte alta non è difficile, è appoggiata e la rocca è buona, presenta però poche possibilità buone di protezione con mezzi veloci, infatti dopo un 10 metri buoni, decido che pur essendo su gradi facili, sia meglio battere un chiodo e rinviare, in quanto anche la sosta che abbiamo è su un chiodo buono e uno meno buono. Rinvio e riparto verso un evidente spuntone. Questo lato dello spigolo, il lato destro su cui ci troviamo presenta roccia piuttosto marcia, inoltre è strapiombante, ma ci sono un paio di punti in cui si può attraversare verso sinistra per riguadagnare senza problemi il lato sinistro dello spigolo stesso. Giungo allo spuntone e lascio una bella fettuccia che mi da un gran sicurezza, quindi traverso, un traverso breve, esposto ma non difficile e mi ritrovo su una tranquilla paretina gradinata con un pò di "verde" e blocchi di roccia solida, potrei andare avanti ancora, Andrea è ad appena 20 metri da me, ma visto il traverso preferisco sostare qua, perchè come al solito l'attrito sulla corda è già considerevole. Batto due buoni chiodi e preparo la sosta, recupero il compagno per una buona volta sento dei complimenti per la gestione della corda e non delle critiche :).
Siamo a tutti gli effetti su una via nostra anche se la via del Bernardi si sviluppa alla nostra sinistra su difficoltà analoghe: discontinue e basse, su roccia non sempre ottima. Proseguiamo: parte Andrea e tira dritto per quasi tutta la lunghezza della corda, lo raggiungo e riparto io: pensiamo di essere all'altezza del masso incastrato del largo camino che divide il pilastro dal resto dell'avancorpo, poco prima di quel masso il Bernardi sosta su 3 clessidre. Decidiamo quindi di ricongiungerci alla via: faccio quindi il mio tiro pressochè traversando e basta verso sinistra, portandomi sul grande camino/colatoio che delimita il pilastro stesso e noto la formazione rocciosa che ricorda una forchetta, due corni ben evidenti che sono riportati sulla topografia: siamo rientrati in via. C'è solo da scendere di 5-6 metri disarrampicando per portarsi sulla sosta: 3 clessidre di cui una con un buon cordone, lo uso e rinforzo il tutto aggiungendo un anello di fettuccia utilizzando le altre due clessidre presenti, quindi recupero Andrea. Gli ultimi due tiri ce li siamo finalmente goduti con un bel sole caldo che ci mette il buon umore tanto che finalmente ne approfittiamo per tirare fuori la macchina e fare un paio di foto: siamo contenti, abbiamo riguadagnato la via arrampicando una nostra variante e siamo quasi in fondo. Ora il Bernardi vorrebbe farci lasciare il pilastro ed farci attraversare il camino...ma Andrea me la butta lì: "Non potremmo fare una variante e scalare tutto il pilastro?", io gli dico subito che ci sto, un pò di avventura e la sensazione di aver "fatto la nostra via", sempre che siamo stati veramente i primi a farlo: questo non possiamo saperlo però visto che la via è del 2009 ed è del Bernardi stesso abbiamo buone possibilità che i tiri seguenti siano "vergini". Faremo 3 tiri in tutto da quel punto per arrivare alla fine del pilastro: la roccia non è più che discreta, le difficoltà sono molto basse anche se alcuni singoli passaggi che abbiamo seguito potremmo darli di 4 o 4- non sono mai obbligati, ma è la linea che abbiamo seguito noi, cercando le difficoltà, su una parete che offre ormai poco. Non abbiamo comunque incontrato niente a livello di materiale lasciato da altri, nessuna traccia. Presenti alcuni buoni spuntoni, qualche clessidra però marcia.
Intanto purtroppo per noi le nuvole si addensano di nuovo e non appena giungiamo al culmine del pilastro inizia a grandinare! Pochi minuti e tutta la parete, i prati e i ghiaioni si vestono di bianco. Dobbiamo scendere e la discesa ce la dobbiamo pure inventare! Siamo in realtà abbastanza sicuri di poter guadagnare la linea di discesa proposta dal Bernardi senza troppi problemi. Andrea propone di calarsi sul canale di fronte a noi, io non sono convito che la scelta sia corretta: secondo me quel canale girerà verso destra e poi precipiterà verso valle, in quanto è il canale che va a definire il pilastro stesso dell'avancorpo che abbiamo scalato: sono dell'opinione che dovremmo salire ancora per un tiro anche in conserva per arrivare alla discesa del Bernardi, invece secondo Andrea da quel canale potremmo comunque rientrare sulla discesa giusta ma senza dover prima salire. Niente ci decidiamo per la calata: la nostra linea di discesa si rivelerà molto delicata e avventurosa, delicata perchè si svolge su roccia instabile e sporca, alternata a tratti di misto roccia/verdi ripidi, il tutto condito dal bianco candido della grandine appena caduta, avventurosa per l'ovvio fatto di essercela dovuta cercare da soli. La sconsiglierei: inviterei a non calarsi e invece a risalire per riportarsi sull'itinerario di discesa consigliato dal Bernardi.
Comunque, noi abbiamo fatto a modo nostro: cordino blu su grosso spuntone e maglia rapida, Andrea si cala per primo, poi tocca a me, 30/40m di calata, arriviamo proprio nel punto in cui il canale piega decisamente a destra (a scendere, spalle a monte), ora siamo convinti che non dobbiamo seguirlo, perchè altrimenti ci andremmo ad infilare in un colatoio verticale, dove non potremmo fare altro che allestire almeno altre 4 calate con grosse incognite, quindi pur essendo provvisti di chiodi preferiamo il buon senso: c'è la possibilità di risalire un altro canale alla nostra sinistra (sempre a scendere, spalle monte), in questo modo possiamo portarci in direzione della discesa data dal Bernardi). Andrea va avanti a vedere la situazione e inizia a risalire il canalone mentre io recupero le corde non senza difficoltà: si bloccheranno 2 volte e nel mentre ricomincerà a grandinare più forte di prima. Il morale è buono e siamo sicuri delle nostre possibilità ma le mani sono gelate mentre finisco di fare sù le corde, quindi mi dirigo verso il canale che in quei 5 minuti ormai si è bagnato completamente ed è stracolmo di grandine. Lo risalgo come Andrea in libera, passaggi delicati i primissimi anche di un buon 4° per vincere il breve strapiombo iniziale con le scarpe da avvicinamento. Raggiungo il mio amico che nel frattempo ha battuto un chiodo e mi porge gentilmente la mano per gli ultimi due passi su terreno alquanto instabile e coperto da uno strato generoso di grandine. I nostri cellulari suonano: sono i nostri genitori che evidentemente si stanno preoccupando non vedendoci arrivare e avendo assistito alla grandinata dal Rifugio Firenze. Rispondo sempre dicendo che ci vorrà del tempo per arrivare al ghiaione, vista la grandine, ma che stiamo bene e siamo tranquilli. Purtroppo dovrò raccontare la stessa cosa per ben 4 volte e preferirò sempre rispondere per evitare che laggiù pensino che ci sia successo qualcosa, sebbene provi sempre a far passare il messaggio che non posso arrampicare e parlare al telefono contemporaneamente e che se proprio avessimo problemi evidentemente potremmo benissimo avvisare i soccorsi da soli. Sentiamo gli elicotteri passare due volte: ci rendiamo conto che ci sono in zona altre cordate in difficoltà colti da questa perturbazione così veloce e violenta. Al Rifugio ci diranno di 2 recuperi sempre sulle Odle, uno da una ferrata, l'altro di due rocciatori. Noi pensiamo alla nostra discesa: dalla nostra sosta saliamo su una piccola forcella e ci troviamo sulla parete Est, parete appoggiata ma solcata da grossi canali che impediscono il passaggio e che termina con un tratto verticale e liscio prima del ghiaione: decidiamo di traversare verso Nord per portarci nel punto in cui la parete si avvicina ai ghiaioni e trovare il punto debole per scenderla, sarebbe tutto più facile in buone condizioni: tutto 1°/2° grado, ma la grandine per terra, le rocce instabili e i prati ripidi trasformano il tutto in una situazione che va presa con le dovute cautele. Ci leghiamo e facciamo 4 tiri a traversare, di seguito un tiro a risalire un altro canalino, sempre per portarci il più possibile vicino al ghiaione sottostante. Da qui iniziamo finalmente il percorso finale verso valle: dovremmo essere finalmente sulla linea di discesa del Bernardi, alla fine faremo altri 4-5 tiri da 50-55m disarrampicando sul tipo di terreno già descritto. Siamo molto preoccupati non per noi stessi ma per i nostri genitori che ci stanno aspettando e che sono sicuramente in pensiero per noi. Il cellulare suona nuovamente proprio quando sto disarrampicando io, non posso rispondere ma appena mi metto in equilibrio richiamo subito sempre per evitare che laggiù inizino a farsi pensieri sbagliati.
Arriviamo quindi sul ghiaione, chiamo e confermo che siamo su terreno tranquillo. Voliamo all'attacco a recuperare il mio zaino e scendiamo verso il rifugio Firenze alla solita maniera, cioè: correndo, come facciamo sempre. Nel mentre un bel sole ci regala uno spettacolo magnifico: colori intensi, il verde dei prati che contrasta con le rocce illuminate dalla luce della sera, ci fermiamo per fare qualche foto e riprendiamo la corsa verso il Rifugio. Giunti là, troviamo quello che ci aspettava: un'accoglienza gelida. Genitori, fratelli&sorelle incavolati neri per il nostro ritardo e per aver fatto stare tutti in pensiero, come era logico aspettarsi: le sentiamo. Ci scusiamo dicendo che ci avrebbe fatto piacere non ritardare e che ci dispiace aver fatto preoccupare le nostre famiglie: non parliamo molto perchè abbiamo la sensazione che qualunque cosa dicessimo, anche parlassimo d'altro, potrebbe essere usata contro di noi...lasciamo sedimentare. Poi però riusciamo a convincere tutti che sarebbe stato bello andare a cena fuori insieme e che per farci perdonare avremmo pagato tutto noi! Durante la discesa, piano, piano torna il buon umore tra i familiari. Scendiamo alla macchina ci cambiamo e cerchiamo un posto dove gozzovigliare, un'impresa essendo il Sabato di Ferragosto! In tutto questo, naturalmente, ci siamo ben guardati dal dire che avevamo aperto la nostra variante di una via: immaginando tutte le conseguenze del caso....sarebbe stato come darsi una mazzata sui piedi da soli. Quindi solo i nostri fratelli e sorelle ne verranno nel corso della serata a conoscenza!