domenica 25 ottobre 2015

Sci alpinismo, via alla stagione

Solo qualche riga per festeggiare la primissima uscita con gli sci sulla neve della cara e vecchia Marmolada. Come l'anno scorso ma con un mese di anticipo, di nuovo Punta Rocca con Andrea e Umberto: giornata bellissima, neve nella parte alta sciabile con a tratti un pò di crosta. Giornata funestata purtroppo per quanto riguarda me dalla rottura di un bastoncino rimediata su tratto di crosta dove ho fatto un atletico capitombolo il che mi ha costretto da lì in poi a scendere giù in contenimento. Ad Andrea è andata peggio perchè in cima si è accorto di aver preso gli sci sbagliati per gli scarponi che aveva addosso e mancando un cacciavite la discesa se l'è fatta a piedi. Comunque stagione inaugurata e una buona uscita di allenamento visti i quasi 1200m di dislivello dal Fedaia alla cima. Speriamo di averne altre da raccontare!

domenica 20 settembre 2015

Spigolo Nord al Pollice delle 5 dita e traversata (IV)

Una classica che dovevo assolutamente fare: l'occasione si presenta quando con Max, il mio amico bavarese, si decide di fare qualcosa insieme in Settembre. Tra le tante proposte che spaziavano dalle Dolomiti ai Tauri passando per le Zillertaler Alpen e Silvretta, vista anche la tendenza del meteo si propende per un paio di arrampicate in Dolomiti. Max mi raggiunge la sera di Venerdì a Bolzano, Sabato mattina di buon'ora saliamo quindi al Passo Sella. Arriviamo proprio mentre i "bidoncini" che portano al Demetz iniziano muoversi. Parcheggiamo e risaliamo a piedi al Rifugio Demetz, un'oretta e ci siamo. Quindi ci portiamo all'attacco dello Spigolo Nord al Pollice, proprio poche decine di metri dietro al rifugio. Una cordata è impegnata proprio sul primo tiro, o meglio il secondo di cordata sta per partire mentre noi ci avviciniamo.
Il primo tiro tocca a me: si risale la parete all'inizio per una specie di fessura, poi è più che altro una placca con roccia molto, molto compatta. 30 metri rinviando due sole volte: e ammetto che qualcosa in più ce lo avrei anche messo ma non mi è passato niente sotto al naso che si prestasse allo scopo. Recupero Max che riparte per un lungo e facile traverso che porta dopo un centinaio di metri allo spigolo vero e proprio, a corda finita come da accordi mi stacco dalla sosta e lo seguo. Siamo per ora dietro alla cordata che ci precede (molto ma molto lentamente). Certo ora sorpassare diventa difficile perchè lo spigolo è piuttosto stretto, sì si potrebbe fare lo stesso ma decidiamo di tenere un comportamento "corretto". Notiamo più avanti ancora un'altra cordata che pure si muove molto lentamente (anzi: ancor più lentamente).
Dopo due soste sullo spigolo con attese veramente eterne all'ombra e con il piano di fare tutta la traversata decidiamo che non possiamo più permetterci di perdere altro tempo, parto per il mio tiro che secondo topografia dovrebbe avere 20 metri e poco più, raggiungo la sosta dove la cordata che ci precede è ferma e zitto zitto mi stacco dalla linea, sulla parete a destra dello spigolo, comunque su difficoltà analoghe e vado avanti, raggiungo la cordata di testa alla sosta successiva integrando in 55m due tiri. Recupero Max e ripartiamo per l'ultimo tiro, la prima cordata è rimasta davanti almeno la seconda ora la abbiamo dietro. Scambio volentieri alcune parole con tutte le persone che incontro. è bello vedere come in parete sia facile rompere il ghiaccio con un semplice "voi da dove venite?", tutto si appiattisce: si vive la stessa situazione e le persone si aprono, si conversa forse anche per scaricare un pò quella che è la giusta tensione che accompagna ogni gita su roccia. Arriviamo in cima e ci caliamo sulla sella tra pollice e indice. Qui riparto io combinando i primi due tiri per 45m fino ad una sosta su clessidra, quindi Max va avanti per il tiro che ci porta sullo spigolo ad aggirare l'indice, tiro dato come un 3+ ma ben verticale ed esposto (forse può essere che abbiamo seguito un'alta linea). Max sosta, lo raggiungo mentre vedo nella direzione opposta sopraggiungere una coppia di svizzeri, ci si saluta, ci incrociamo e io arrivo alla base dell'ultima fessura (molto bella), quella tocca Max che così arriva in cima. Poco dopo ci sono anche io.
Guardiamo l'ora: sono le 16.00 siamo tardissimo, dobbiamo darci una mossa ora che non c'è gente a completare la traversata. Quindi calzate le scarpe da avvicinamento ci muoviamo in direzione di medio, anulare e mignolo: alcuni tratti a corda corta alternano le calate, girando dietro al mignolo ometti e traccia, quindi l'ultima calata fino alla forcella delle 5 dita. Da qui giù per il ghiaione senza problemi e recuperare la traccia che scende al Passo Sella. Arriviamo alla macchina proprio all'imbrunire, verso le 19.30 contentissimi per la bella giornata: una classica in meno sulla lunga lista. Pizza a Santa Cristina, notte all'Alpe e il giorno dopo gita breve sui Cir. Un bellissimo WE di Settembre in Dolomiti.

domenica 23 agosto 2015

Grande Fermeda, Spigolo (III-IV)

La settimana di Ferragosto ha regalato svariati giorni di bel tempo, ne abbiamo ovviamente approfittato anche noi passando qualche giorno in Dolomiti. Questa però sarà l'unica avventura che valga la pena essere raccontata. Non salire la Grande Fermeda avendo già scalato la "piccola" era un pò lasciare le cose a metà per questo optiamo per questa via. Via che non presenta difficoltà di rilievo, solo qualcosa di 4° grado, il resto su difficoltà più basse, ma comunque: via di ricerca, in ambiente e lunga, più di 600m di sviluppo e un rientro ricco di calate in corda doppia. Riporto solo alcune impressioni: la parte bassa è un rigoglioso giardino botanico ma più comodo dello stesso affrontato sulla piccola Fermeda, la roccia è quasi ovunque buona o ottima. Siamo molto speranzosi di stare nei tempi indicati anche se il grosso interrogativo sarà la lunghezza della via: riusciremo a tenere un buon ritmo oppure prima o poi la nostra condizione calerà? Del resto io con questa arrampicata sto affrontando la via più lunga che ho mai arrampicato...quindi parto molto ottimista ma con qualche punto interrogativo. Alla fine finirà così: dopo 400m fatti bene, con un buon ritmo iniziamo a pagare la stanchezza, siamo al sole da tante ore, le ore centrali avendo potuto attaccare solo alle 10.00, i piedi dopo 2/3 della via chiedono pietà. Io non riesco quasi più a stare sulle punte. Va a finire che rallentiamo. L'arrampicata si può dividere in due sezioni, quella iniziale dopo i verdi che risale ora di quà ora di là dello spigolo che non si presenta infatti ancora ben definito fino ad una grande forcella e la parte alta che dalla forcella attacca lo spigolo ora ben definito, con il tiro chiave e altri 3 tiri lunghi sullo spigolo stesso, poi un'antipatico tiro a traversare in orizzontale e a scendere a destra dello spigolo, prima di affrontare l'ultimo balzo per la vetta. La forcella grande è per altro ben visibile anche dai prati del Col Raiser, si risale con lo sguardo il marcato spigolo fino ad intercettare un'evidente forcella, da lì in poi o spigolo vrticalizza. Il tiro chiave ce lo siamo diviso metà: prima Andrea a cui avevo lasciato l'onore: vero sarebbe toccato a me, ma alla luce della stanchezza ho avuto un momento di debolezza, salvo poi riprendendo da primo il tiro dalla metà in poi, così mi sono "rifatto" per così dire. Certo non c'è da andare fieri di trovare difficoltà mentale a salire un 4° grado, però devo fare i conti con il non aver mai arrampicato con costanza da quando ho lasciato la Germania.
Dove eravamo rimasti? Sì poco prima della cima si incontra una targa, da qui inizia anche la pista di doppie che si svolgono sul lato Nord-Est e che portano sulla Gola Est della Grande Fermeda. Sono quasi le 18.00, gli ultimi 200m di via siamo stati lenti e ora è relativamente tardi, purtroppo anche prendendo la prima funivia non siamo arrivati all'attacco prima delle 10.00. Ci fermiamo in cima il tempo esatto per un sorso di acqua e per mettere le scarpe da avvicinamento, con i piedi (di entrambi) che ringraziano. Le doppie sono tutte relativamente corte anche se sulla penultima calata da 25m non abbiamo trovato l'ancoraggio, per questo motivo unendo le due corde ci siamo riusciti a calare quasi fino in fondo alla gola su terreno facile. Poi giù nella gola per sfasciumi e balzi rocciosi, qui ci si cala ancora per 4 brevi volte su altrettanti salti rocciosi prima di uscire sui prati. Per fortuna con le doppie teniamo un buon ritmo e usciamo dalla gola verso le 19.30. Da qui a passo spedito e a tratti correndo rientriamo alla macchina a valle.
Gran bella via su una gran bella montagna in un posto veramente magico. Speriamo solo prima della fine dell'estate di riuscire a fare ancora qualcosa, magari meglio, magari con un pò di grado in più. Staremo a vedere!

domenica 19 luglio 2015

Ortles - Via Hintergrat

Nell'estate del 2013 salivo per la prima volta sull'Ortles...non è passato poi così tanto tempo, ma allora quella salita per me rappresentava l'incoronamento di un sogno, condurre la cordata in cima per la via normale su quella montagna che mi ha sempre a suo modo affascinato...Due estati dopo ci torno per completare quell'avventura salendo però il famoso "Coston di Dietro" la via Hintergrat...quello che è cambiato è che questa non è una gita di quelle che attendi con ansia perchè da troppo ti frullano in testa come un chiodo fisso...questa è solo una semplice gita di allenamento per testare la condizione in vista di impegni più seri. Ad ogni modo sono contentissimo di tornare a Solda, come facessi visita ad un vecchio amico. Sabato pomeriggio con Andrea e Maurizio dopo aver tribolato un pò per varie cose riusciamo a prendere la funivia Orso per salire al rifugio K2, si ferma una macchina e vedo che esce fuori una nota guida di Solda che ho sempre incontrato in ogni mia scorribanda in questo bellissimo pezzo delle Alpi Retiche. Saliamo e ci incamminiamo verso il rifugio Coston, cena e a letto presto, la sveglia è alle 3.30. Il rifugio con mia grande sorpresa è tutt'altro che pieno: credo che solo una quindicina di persone il giorno dopo sarebbero partire per la cresta Hintergrat. Pensare che siamo in piena stagione, il meteo è bello e le condizioni sono ottime...
Lasciamo il rifugio il giorno dopo colazione con calma, non siamo i primi, anzi ce la prendiamo piuttosto comoda. La luce delle frontali, il buio, fa già tutto sommato caldo per l'ora ma con passo deciso ci avviamo verso i ghiaioni del colatoio che rimane a sinistra della cresta stessa. Almeno 6 alpinisti sono rimasti ingannati e hanno sbagliato strada scendendo per la traccia che porta al ghiacciaio. La prima parte della via fino a ben oltre il tratto su ghiaccio e firn pianeggiante è ben poca roba: sfaciumi, ghiaie, si segue una traccia con ometti qua e là. Fino a quota almeno 3500m le difficoltà sono quasi zero, l'ambiente però in cui si svolge la salita è incredibile, molto più bello e vario di quello in cui si snoda la normale. Quando la cresta impenna e in particolare quando poco prima del grande gendarme si rende prudente legarsi, le cordate si avvicinano e si forma un minimo di coda. Il grande gendarme va aggirato scendendo sulla sinistra, presenti anelli cementati per rinviare. Un volta superato mi guardo indietro e vedo le cordate ritardatarie, le stesse che avevano sbagliato strada all'inizio, scalare sul lato sbagliato del gendarme, alchè faccio segno dicendo loro che sono completamente fuori via e che devono tornare indietro...due errori non da poco veramente frutto del volersi poco informare sulla via...strano a vederli la sera prima ci sembrava gente brava.
Il passaggio chiave è una fessura di 3-4m non di più che butta una pò fuori a sinistra, con roccia un pò levigata, ma ben protetta con chiodo all'inizio e con catena per azzerare, quindi in definitiva superabile da chiunque. La parte successiva della cresta fino in cima offre arrampicata divertente su gradi bassi, roccette 1° e qualcosa di 2° grado su roccia generalmente solida con l'alternarsi di alcuni brevi tratti di firn che obbligano a riprendere in mano la picozza. Alle 8.30 sbuchiamo in cima, c'è il sole anche se si vedono nuvole muoversi qua e là. Le foto di rito sono d'obbligo così come una breve pausa, prima di riprendere la strada verso il Rifugio Payer. A differenza del 2013 il ghiacciaio si presenta molto più delicato con ponti obbligati su tenebrosi e profondi crepacci. Arriviamo al bivacco Lombardi e per non perdere tempo disarrampichiamo i pochi metri che ci separano dal ghiacciaio sottostante su roccia ottima. Il resto è l'aerea cresta che conduce fino a punta Tabaretta che va aggirata per tornare al Payer. Qui sosta per svestirsi e mettersi più comodi, con pausa Radler ovviamente.
In seguito la lunga discesa a Solda. Scendiamo in Venosta e ci dirigiamo verso Bolzano con l'idea di mangiare qualcosa al Biergarten della Forst a Foresta ovviamente, anche questo a duo modo un "sogno nel cassetto", parcheggiamo e scendiamo dalla macchina: l'aria è torrida, non si muove un filo di aria, ma nonostante questo non rinunciamo ad una decisamente guadagnata grigliata mista. Sento di non essere in forma ottimale, questa è la conclusione che traggo dalla gita, anche se oggi alla fine è andata bene...vedremo per il resto dell'estate cosa riusciremo a portare a casa...comunque sia gita bellissima sulla montagna che adoro, che oggi ho salito per la seconda volta e su cui spero veramente di poterci tornare ancora. Alla prossima Ortles e Solda!

martedì 14 luglio 2015

Cima Alta di Riobianco - Spigolo Nord, variante originale (III), Alpi Giulie

Questo Week End era una promessa che avevo fatto a Paolo: scalare insieme lo spigolo Nord della cima Alta di Riobianco nelle splendide e amatissime Alpi Giulie. Si tratta di una circostanza particolare, un sogno nel cassetto, quindi credo sia il minimo far raccontare questa storia a lui. Io posso solo fargli i complimenti, a 68 anni avere la voglia e l'entusiasmo di lanciarsi in avventure del genere merita senz'altro il massimo rispetto.
Cima alta di Riobianco, spigolo Nord - Ho visto per la prima volta lo spigolo Nord della Riobianco quasi 50 anni fa. L’eleganza del suo profilo, il colore della roccia, l’ambiente in cui è inserito mi avevano colpito. Sulla guida delle Giulie del Buscaini, uscita pochi anni dopo, la salita è descritta come la più bella del circo di Riobianco: purtroppo però le difficoltà alpinistiche che presenta risultavano fuori dalla mia portata. Tra gli amici con cui sin da prima di allora avevo condiviso la passione per la montagna e con cui ho fatto numerosissime escursioni anche di un certo impegno, nessuno ha un’esperienza alpinistica tale da condurre con sicurezza una cordata su una via di queste caratteristiche. Tuttavia, nonostante l’avanzare degli anni non ho mai abbandonato il desiderio di provarci; ci voleva però un vero capocordata. Ho lanciato l’idea a Carlo almeno due anni fa: accolta con entusiasmo. Finalmente si è presentata l’occasione buona e sabato siamo partiti- Sabato salita al Corsi e pernottamento (previa salita da parte di Carlo fino in cima al Jouf Fuart, tanto per muoversi un po’). Domenica mattina scavalchiamo la sella Vallone (con un po’di fatica da parte mia per il peso della mia parte di materiali. Attacchiamo alle 9 scomodando un paio di stambecchi che riposavano vicino all’ometto che segna l’attacco della via originaria Klug-Stagl. Ovviamente non ho motivo di fare una relazione tecnica della salita; riporto solo impressioni e sensazioni. La salita è semplicemente entusiasmante! Si sale sempre in piena esposizione, la roccia è ottima anche se, nella parte bassa, molto compatta e senza troppe possibilità di posizionare protezioni in aggiunta a quelle già in parete (ma questo è più che altro un problema del capocordata, e se ti fidi di lui non ci sono timori!). I passaggi segnalati come i più impegnativi (placca adagiata sul 3° tiro, diedro camino all’inizio dell’ultimo tiro ..) non creano problemi neanche ad un modesto alpinista in quanto offrono sempre buoni appigli su ottima roccia e non raggiungono mai il 4° grado. In compenso l’arrampicata sul tratto superiore dello spigolo vero e proprio, aereo, ricco di appigli e con difficoltà sempre contenute entro il terzo grado è veramente splendida. Sbuchiamo in cima dopo circa 3 ore e mezza. Inutile sottolineare la mia soddisfazione per “la realizzazione di un sogno”. Breve sosta in cima, 3 doppie per ridiscendere in forcella Riobianco. Dovevamo ritornare al Corsi; a questo punto la scelta : rifarsi in salita il ghiaione della sella Vallone o raggiungere la sella per la “Via del Centenario”? Optiamo per la seconda, più piacevole e panoramica , ma assolata e alquanto faticosa per i continui saliscendi, col carico dei materiali e con ore di “lavoro” alle spalle. Verso la fine la sorpresa della galleria: e chi se la ricordava? Buio pesto, le frontali al rifugio; non si sa come prosegue ma indietro non si torna. Non resta che calarsi in maniera poco ortodossa nel canalone a destra , pieno di sfasciumi, con due piccoli salti e senza la certezza di sbucare facilmente in sella. Finalmente coi piedi per terra. Il resto è solo storia di birre al Corsi e (per me) di mal di piedi sull’interminabile stradina dalla malga a fondovalle. Grazie Carlo

lunedì 6 luglio 2015

Traversata Monte Nevoso (3358m) / Monte Magro (3273m) - Vedrette di Ries, Val Aurina

Dopo un anno e mezzo rimetto piede in Val Aurina, l'occasione è quella di passare un We in compagnia. Andrea, Maurizio e Giorgio che già conosco tengono un corso con il CAI di Udine e con il loro benestare io mi aggiungo: la voglia di andare in montagna c'è dopo un raffreddore e due We al mare, che ci stavano ma che basteranno per un bel pò. Salgo al Rifugio Roma nel Sabato arrivando verso le 12. Fa un gran caldo quindi non sono molto propenso a muovermi troppo, passo qualche ora a godermi il paesaggio, da qui il Collalto (Hochgall) ne è l'assoluto protagonista. Quando il sole si fa meno cocente mi muovo un pò seguendo il sentiero numero 8. Rientro che gli altri comunque sono ancora in giro, presi evidentemente dall'intenso programma. Solo verso le 18.00/18.30 li vedo rientrare. Cena tutti insieme, istruttori e corsisti, le solite due ultime birre e poi non troppo tardi la nanna, la sveglia è presto verso le 5 di mattina: le care vecchie abitudini! In effetti questa della vita da rifugio e delle gite in alta quota estive era una cosa a cui mi sentivo un pò disabituato. Nel 2012 e nel 2013 era quasi la prassi, in particolare l'estate del 2013 era un'abitudine svegliarsi la domenica alle 3.30/4.00 di mattina. Nel 2014 avendo fatto quasi solo Dolomiti, sì ci si svegliava presto ma quasi mai così presto e di solito in macchina! Ovviamente nel Sabato mattina avevo cercato a lungo i tappi per le orecchie a casa senza successo e sperando di poter sopravvivere sono salito senza....grande errore! Adoro la vita spartana da rifugio ma i tappi devo averli con me altrimenti c'è lo spettro della notte quasi bianca. A parte le digressioni: il programma è la cima del monte Nevoso e l'eventuale traversata fino al monte Magro, tutto dipenderà dai partecipanti anche se eventualmente io avrei proseguito con o senza il gruppo.
Poco da riportare: la via che porta alla cima del Nevoso non presenta tratti significativi, sì qualcosa su rocca I forse II grado. Il panorama è fantastico, nonostante la tipica vista lattiginosa dell'estate, si riconoscono tante cime delle Dolomiti, Plan de Corones è in primo piano, quindi dietro parte la Val Badia: Sass De Putia, Puez, Odle, Sella Marmolada, Sass de la Crusc, cima Nove, il gruppo di Fanis, la Tofane, la Croda Rossa d'Ampezzo, il Cristallo, quindi le 3 Cime precedute dalle Dolomiti di Sesto. Sotto di noi in basso la Valle d Anterselva e il Passo Stalle. Insomma una prospettiva del tutto nuova di posti conosciuti! E anche questo è il bello della montagna, come tutto cambia, cambiando prospettiva. Da lì la discesa a tratti attrezzata e a tratti infida per via di terriccio e rocce instabili riporta sul ghiacciaio su una sella che conduce al Fernerkoepfl, si risale anche questa elevazione prima su neve e poi su roccia (placcona facile ed invitante a sinistra, più spaccata sul fil di cresta) da qui ci si sposta al Frauenkoepfl. Ora quest'ultimo rilievo ce lo siamo risparmiati e l'abbiamo aggirato rimanendo sul ghiacciaio per risalire infine al Monte Magro, dalla cartina Tabacco pare invece che si sviluppi una traccia anche su questa elevazione.
Dalla cima Del Magro poi giù per il ghiacciaio al rifugio. Qui sosta obbligata per mangiare qualcosa ma soprattutto BERE (La giornata era stata veramente caldissima!). Quindi discesa alle macchine. Rientro a Bolzano dopo essermi congedato dal gruppo, contento della gita, del movimento fatto, di aver visto posti nuovi e della compagnia...in poco meno di un'ora e mezza sono già a casa nella caldissima Bolzano. Da qui in poi è d'obbligo tenere bene la condizione per i prossimi spero fruttuosi progetti estivi...spero di poter raccontare di molte altre e ben più "ghiotte" avventure.

domenica 7 giugno 2015

Hirzer, Cima Cervina (2781m) - Val Sarentino

Non c'è da arrampicare questo WE, Andrea è a Feltre, io avevo proposto a Paolo la via della Bicicletta sulla Creta d'Aip, ma causa impegni lavorativi non sono riuscito a rientrare in Friuli nel Venerdì...quindi non ho piani alpinistici, ciò non toglie che in montagna ci si può andare lo stesso: ma...ma se domenica alle 11 di mattina sei a casa, che metti a posto quelle due cose di spesa che sei appena andato a fare in centro e pensi: certo che sei un pirla, non sei riuscito a svegliarti presto, hai perso tempo a casa tra una roba e l'altra, il tempo è bellissimo ma ora?! Ora è troppo tardi per partire ed andare a fare un giro in montagna...si sà con queste calure il pomeriggio piove sicuro...ora non rimane che passare la domenica a Parco Petrarca. ...No, no....no, no: in testa avevo un'idea, quella di salire in Val Sarentino, la strada sì proprio dietro casa, non c'è neanche da attraversare la città e fare una camminata magari con una cimetta. Penso: vado, mi incammino, se il tempo sembra cambiare torno indietro. Dove e cosa? Vado a fare l'Hirzer, la cima Cervina che è la massima elevazione delle Alpi Sarentine, una camminata che però è sicuramente allenante: 1200m di dislivello e quasi 13km tra andata e ritorno...meglio che correre come un automa su e giù lungo il Talvera, o no?! In più ci tengo a fare la mia puntatina settimanale in quota, così per tenermi acclimatato. Al parcheggio dove termina la strada sopra Sonvigo ci arrivo alle 12.00, non è l'orario in cui ci si appresta a fare una gita di 6 ore. Ma so che quei tempi sono calcolati un pò così, so che ci metterò molto di meno. Mi incammino con passo deciso, alle 13.00 sono già oltre ad una piccola e simpatica Alpe dove siedono alcune persone, continuo il percorso giunto in prossimità della sella che affaccia sulla Val Passiria, lascio la traccia e risalgo diretto per la cresta in cima. Qui trovo il sosia autoctono di Mauro Corona: stessa barba e stessi capelli, seduto a contemplare il paesaggio, un vero personaggio di montagna locale con il suo cane. Saluto ovviamente in tedesco dando per scontato che l'italiano qui è una lingua straniera e minoritaria: Val Sarentino è una valle germanofona chiusa quindi ben più isolata di molte altre e che è ancora molto caratteristica, con l'Italia questo posto non ha proprio niente a che fare! Il personaggio mi risponde dicendomi: "Ich hab dich schnaufen gehoert", sì ansimavo gli ho risposto, effettivamente volevo salire veloce e gli ultimi 100m ero un pò in sofferenza nel tenere il ritmo: anche se ci provo, non sono così in forma come vorrei.
Mi siedo in cima che sono le 13.55, meno di due ore. Mangio una mela, vuoto la bottiglia d'acqua e preoccupato da un percettibile addensarsi delle nuvole inizio la discesa. Ripasso per il piccolo punto di ristoro dove decido di fermarmi per una radler, rimango un 10-15 minuti ma riparto perchè sono sicuro che da qui a pochi minuti inizierà a piovere...e anche se il sentiero non presenta rischi di alcun tipo, non ho proprio voglia, non avendo un cambio di prendermi una lavata prima di entrare in macchina.
Quindi scendo a passo spedito ma senza esagerare, alle 15.40 sono alla macchina. 3 ore e 40 minuti con pausa cima e pausa rinfresco: non male contando che secondo le relazioni ci avrei dovuto mettere il doppio. Mentre mi cambio le scarpe ecco che dal cielo inizia a venir giù pioggia! Penso: ottima tempistica, monto in macchina e rientro tranquillo dopo questa gita veramente è il caso di dirlo "toccata e fuga" a Bolzano.

martedì 2 giugno 2015

Via Dallago alla Gusela - Nuvolau (V)

Siamo di nuovo in Dolomiti complice il We lungo. Cn Andrea abbiamo in mente di scalare la Via Dallago alla Gusela, nel gruppo del Nuvolau, partendo dal Passo di Giau. Saliamo in Badia nella domenica pomeriggio, dove optiamo per qualche tiro in falesia, la falesia di cui mi sfugge il nome si trova presso il parcheggio del Camping/Ristorante Sarè, scendendo da Valparola prima di Armentarola. Testiamo un pò il grado che abbiamo, specie io che di roccia o arrampicata anche Indoor non faccio molto con costanza da tempo: dopo un tiretto di 4° fatto con gli scarponi salgo una divertente via di 5b, senza problemi: ci sono con la testa, piano piano la roccia ritorna ad essere un elemento familiare. Ceniamo e dormiano praticamente alla base della Tofana di Rozes.
Il giorno seguente con tutta calma partiamo alla volta del Passo Giau: qui non ero manco mai passato, uno dei passi più famosi delle Dolomiti...sono contento di poter colmare questa lacuna. Il nostro obiettivo è la cima Gusela nel gruppo del Nuvolau che sovrasta il passo stesso. Dopo il caffè di rito partiamo per l'irrisorio avvicinamento, neanche 20 minuti percorrendo l'evidente sentiero che dal rifugio porta verso le pareti attraversando i dolci prati del passo. Arrivati in corrispondenza dei primi blocchi di roccia lasciamo il sentiero e ci dirigiamo verso l'attacco, notiamo subito una cordata al secondo tiro della nostra via e una su una via più a sinistra. Dopo la mora cinese che determina l'ordine di partenza completiamo i preparativi: il primo tiro è mio, è un tiro di una 30ina di metri, interessante di 4° grado, protezioni pressochè assenti, solo un chiodo alla base (chiodo obiettivamente senza senso). La sosta è invece su spit e anello. Andrea mi raggiunge e parte il per il tiro chiave: una lama dove le difficoltà sono valutate di 5° grado e dove per altro due relazioni che abbiamo (relazioni autorevoli) parlano di un 5° grado delicato. Tutto sommato invece il passaggio non è complesso anzi: la lama per le mani offre una presa sicura e fantastica, bisogna solo mettere i piedi oltre lo spigoletto, esponendosi un pò di più ma trovando buoni appoggi. Pochi movimenti e si ritorna su facile. Riparto io per il 3° tiro che offre roccia ottima, difficoltà contenute e parete articolata dove il passaggio non è mai obbligato, sosto su 2 chiodi.
Arriva Andrea e parte il il diedro aperto di 4°, tiro interessante con difficoltà continue. Riparto io per il tiro farlocco (primo grado e solo detriti) che porta alla base dell'ultimo tratto di parete sostando su esile clessidra (cordino), in corrispondenza di una evidente lama a destra di una altrettanto evidente parete gialla. Tutto bene tutto tranquillo se non che il cielo minaccia pioggia, una nuvola si è posizionata sopra di noi e inizia a cadere qualche timida goccia. Il tiro della lama tocca ad Andrea (IV-), poi il penultimo a me (II, fessura spettacolare di IV, poi di nuovo secondo) che mi regala comunque roccia fantastica, lame che si tengono da sole. Sosta su clessidra, parte Andrea per l'ultimo tiro su difficoltà di 3° e 2°. Siamo in cima in 3 ore dal Passo, quindi nei tempi. Il panorama pur con le cime coperte da nuvole qua e là è eccezionale: si vedono praticamente tutte le Dolomiti.
Scendiamo per traccia e neve al Rifugio Scoiattoli dove ci stanno aspettando con i panini le sorelle e il papà di Andrea. Dopo una breve pausa raggiungiamo il rifugio 5 Torri e da qui con la loro macchina torniamo al passo Giau: letteralmente infestato dai motociclisti, presenza costante su questi bellissimi passi non appena torna la bella stagione e con loro, i rumori (a me francamente poco graditi) dei loro giocattoli. Comunque con questa, secondo me, bellissima via si apre ufficialmente la stagione delle pareti.

giovedì 28 maggio 2015

Torre Grande Cima Ovest, via delle Guide + Torre Grande Cima Sud, via Normale

Dopo un brusco ritorno dell'inverno che ha riportato la neve quasi ovunque oltre i 2000m in Dolomiti, decido con Andrea di passare una giornata ancora una volta in 5 Torri. Così mi ritrovo a distanza di due settimane di nuovo in questo bizzarro gruppo dolomitico che fin'ora avevo sempre un pò escluso quasi snobbandolo dalle mie mete, preferendo obiettivi più altisonanti. Non sono in forma smagliante in arrampicata e a rendere il tutto più difficile è che sono reduce da un matrimonio decisamente impegnativo e non sento proprio di avere il livello di concentrazione e soprattutto di motivazione giusto per andare in parete. Ho comunque voglia di fare del movimento: riprendere possesso del mio corpo e spero anche che l'appetito verrà mangiando.
Poco da riportare: la prima via presenta un solo passaggio impegnativo (impegnativo per l'arrampicatore medio come me) un singolo passo leggermente strapiombante di IV+, proprio poco dopo il traverso che si compie dopo la prima sosta. Per fortuna mia Andrea è in vena di andare avanti combinando primo e metà del secondo tiro. Scuoto la testa sperando di ritrovare confidenza con la roccia e più che altro la testa per andare da primo. Giunto in sosta vado avanti io su difficoltà più basse, continuiamo alternandoci ma ora siamo sempre in relax, visto che la via rimane tra il 3° e il 4° grado e vista anche la qualità della roccia ottima quasi ovunque. Dalla cima ci caliamo arrivando nella gola tra Cima Ovest e Cima Sud, intercettando quindi la normale di quest'ultima. Il mio amico, motivato come sempre mi convince ad approfittarne e a scalare anche questa seconda torre di cui in effetti rimangono solo un tiro di camminata e il tiro chiave che porta in cima. Il camino di IV- è interessante, non l'ho trovato banale o meglio avendo lo zaino l'ho trovato al più un pò scomodo.
Dalla cima ci caliamo lungo la normale, quindi prima alla base del camino e poi nella gola dopo un tratto a piedi e su facili roccette. Una volta scesi alla macchina ripartiamo entrambi per Bolzano, facendo i passi Falzarego, Valparola e Gardena: la neve caduta la settimana scorsa farebbe quasi venire voglia di mettere gli sci un'ultima volta magari in Marmolada. Staremo a vedere: io spero solo di riprendermi, andare ogni tanto in palestra ad allenarmi perchè se questi sono i presupposti per l'estate avrò ben poco da scrivere nei prossimi mesi!

domenica 17 maggio 2015

Zuckerhütl (3507m) e Wilder Pfaff (3456m), Scialpinismo in Stubai

Dopo un anno abbondante ritrovo Denis per una gita in montagna, lui questa volta è in compagnia della sua ragazza Ariane. Appuntamento alle 8.30 alla Mutterbergalm, partenza degli impianti dello Stubaiergletscher. Io arrivo diretto da Bolzano, è poco più di un'ora e mezza di macchina per altro con una pausa colazione all'ormai solito autogrill di Bressanone. Sono molto contento di rivedere il mio amico dopo ormai 5 mesi abbondanti, effettivamente ne abbiamo fatte di gite insieme, ci stava questa giornata. Il meteo è a sud della cresta di confine molto bello, non appena oltrepasso il Brennero, nuvole, nebbia e anche qualche goccia di pioggia. Le previsioni però parlano di schiarite e di alta pressione, sono fiducioso che il sole lassù splende. Arriviamo con gli impianti all'Eisjoch, quindi scendiamo in territorio altoatesino con gli sci lungo il Gaisskarferner, oltre i 3000m il sole è protagonista: un manto di nuvole avvolge le vallate e svettano libere nel cielo solo le cime di questo paradiso dello sci.
Pelli sugli sci e risaliamo verso e poi sul Pfaffenferner per arrivare al Pfaffenjoch. Ci sono diverse altre persone che come noi approfittano di queste belle condizioni. La linea di salita è molto logica ed evidente i pendii sono sempre docili. Sbuco sul Pfaffenjoch precedendo di qualche minuto Denis e Ariane. Qui iniziano a frullarmi i pensieri di salire entrambe le cime: Pan di Zucchero e Cima del Prete, il piano originale avrebbe previsto solo la seconda. Ricongiunto il gruppo manifesto l'idea e Denis che il Pan di zucchero l'ha già fatto mi impresta la picozza dicendomi che ne avrei avuto bisogno, io i ramponi li ho portati, quelli sono sicuramente un must, ma pensando di fare solo il Wilder Pfaff la picca l'avevo lasciata in macchina. Riparto quindi con un buon ritmo verso il mio nuovo obiettivo.
Risalito un pezzo della cresta nevosa, la cresta Est, si arriva alla base di un canalino nevoso cove è presente una corda fissa. Questo tratto si presenta piuttosto ripido e con la neve a questa ora non più così solida, comunque ancora buona, richiede una certa attenzione, alcuni passaggi sono sicuramente insidiosi se presi con leggerezza. Risalgo comunque con una certa velocità, non voglio far aspettare gli altri troppo e vorrei riprenderli sulla cima del Wilder Pfaff. Arrivo in cima dove scatto un paio di foto ad una folta comitiva che mi ricambia il favore e riparto molto velocemente per la discesa sempre però prestando particolare attenzione. Sci ai piedi scendo su neve da cineteca fino ad intercettare la traccia che in breve porta alla cima del wilder Pfaff. Pelli di nuovo ai piedi e arrivo in cima proprio mentre Denis e Ariane di apprestano a scendere, mi dicono che sarebbero andati avanti perchè io sarei stato comunque più veloce nella discesa.
Io in cima mi godo qualche minuto, visto che lo Zuckerhuetl l'ho fatto veramente in velocità. Un breve filmato un boccone di Muesli, un sorso d'acqua, i semplici gesti e riti. Il panorama è mozzafiato, la temperatura è piacevolissima, si sta bene in maglietta ma nonostante questo la neve è in ottime condizioni. Dall'Eisjoch al Wilder Pfaff passando per lo Zuckerhuetl ci ho messo poco meno di 3 ore e mezzo, solo il Wilder Pfaff è dato a 3 ore, quindi effettivamente sono stato veloce, ma cosa più bella ho sentito il mio corpo rispondere bene, mi sentivo in forma, anche la quota non è stata un problema eppure partivo dai 200m di Bolzano! Mi rimetto gli sci e mi preparo per la discesa, i pendii molto dolci purtroppo non regalano grandi emozioni. Ripasso dal Pfaffenjoch, intorno ai 3000m le nuvole chiudono la vista mentre proseguo la discesa. Le tracce sono motlo evidenti e anche il percorso è logico quindi pur ocn bassa visibilità non incontro problemi. Qui la neve però pur rimanendo consolidata e sicura è molto bagnata e collosa. Intercetto Denis e Ariane mentre mettono sù le pelli per risalire il Gaisskarferner. Si tratta di fare un 100-150m poi si arriva ad uno skilift che serve la pista più in alto. Gli sciatori scendono più in alto per rimanere nell'area sciistica, lo skilift scende però molto più in basso consentendo così agli scialpinisti di risparmiarsi 100m di risalita. Una cosa tutto sommato simpatica, specie perchè effettivamente mi rendo conto di iniziare ad accusare un pò di stanchezza! Non sono ancora rientrato in gran condizione anche se mi sento soddisfatto.
Siamo di nuovo all'Eisjoch, non ci rimane che scendere le piste fino alla stazione dello Gamsgarten (se non ricordo male il nome). Qui il sole è protagonista, panorama fantastico, i ricordi viaggiano contemplando l'Ostlicher Daunkogel, da qui sembra una vetta proprio ardita, effettivamente è stata una bella gita allora. Ci vogliono due Johannisberschorle per reidratarmi a dovere, sono le 15.30 quindi riposati, rinfrescati e contenti scendiamo al parcheggio. Qui la sensazione è come quella di due anni fa: si sta bene, c'è il sole, le persone intorno sono sorridenti, tutti hanno passato una bella giornata, ci si libera dall'attrezzatura e con calma e pace ci si riveste, godendo del sole e dell'aria pulita...veramente la pace dei sensi. Mi congedo da Denis ed Ariane, io torno diretto a Bozen, loro si fermeranno qui per la domenica. Mi ha fatto piacere rivederli. Riparto contento come un bambino. Grazie a questa gita ho salvato un pò una stagione che per diversi motivi è stata molto povera di avventure. Ma va bene così. Forse se questa fosse stata solo l'ennesima gita me la sarei goduta di meno, così è diventata un pò un premio per i mesi passati. Ora iniziamo anche a guardare l'estate, forse gli sci ora sono veramente da mettere in cantina...anche se non si sa mai!

domenica 10 maggio 2015

Torre Inglese, via normale (IV-) ...e pomeriggio sciatina!

Se è vero che alpinisticamente parlando questa sicuramente non è una gita con la G maiuscola, tuttavia merita di essere raccontata perchè è stata proprio una giornata bellissima e rigenerante. Partiamo già dal viaggio: sono le 6.30 di mattina e mi trovo sull'autostrada A23, poco prima di Gemona, solita tratta non solo della mia nuova vita ma anche di quella precedente! Il Friuli si riempie di primavera, un verde rigoglioso, intenso tinge le colline e la strada punta dritta verso le montagne. Arrivo a Sappada e la valle è già avvolta in un bellissimo sole mattutino, le cime brillano e io sono so che questo è un giorno speciale, sì perchè arrivato a Santo Stefano, non girerò a destra per il Comelico, ma a Sinistra verso Auronzo dove troverò Paolo: galleria, lunga poi sono fuori, mi immetto sulla strada principale appena qualche secondo ed eccole lì, le Tre cime di Lavaredo svettano maestose a dominare il cielo...questa strada, passando poi per il Passo 3 Croci è sicuramente una di quelle a rischio incidente perchè non si può proprio evitare di guardarsi un pò intorno, fermarsi sarebbe un problema, non si arriverebbe più a destinazione! Ad Auronzo trovo Paolo, dopo il caffè di rito ci dirigiamo verso Cortina e saliamo verso passo Falzarego. Il nostro obiettivo sono le 5 torri: l'idea sarebbe quella di fare una o due vie corte e semplici. Dietro con noi abbiamo di tutto: materiale da roccia e scialpinismo.
Risaliamo in macchina la strada che porta al Rifugio 5 Torri, parcheggiamo, ci sono diverse altre macchine, alzo gli occhi e individuo subito già 3 cordate sulla Torre Grande, per altro gente brava, io sono a digiuno di arrampicata da Gennaio non tocco roccia e non intendo andare oltre al 4° grado! Seguiamo il sentiero ad anello che gira intorno alle torri e dopo poco arriviamo anche all'obiettivo: la Torre inglese. Si tratta di una via di due sole lunghezze con uno sviluppo che arriva forse a 60m. Ci prepariamo e insieme facciamo un bel ripasso delle corde doppie in modo da non aver dubbi una volta in cima, quindi parto: la prima lunghezza si sviluppa su una fessura-camino valutata IV- che ci sta sicuramente, la roccia salda ovunque è un pò levigata nella parte bassa. In tranquillità ma tutt'altro che sciolto nei movimenti e nella confidenza con l'elemento roccia risalgo fermandomi di quando in quando a cercare prese e appoggi: penso di essere ridotto veramente male ma almeno oggi ho interrotto un digiuno, tra i due chiodi cementati che proteggono il primo tiro sento di voler integrare con qualcosa, cerco tra i miei friends, ne provo 3 prima di trovare quello giusto e anche lì il mio morale si abbassa, penso a quante me ne avrebbe dette Andrea...Comunque giunto ad un anellone cementato, forse una sosta vecchia o aggiuntiva boh, la relazione dice di portarsi a destra e risalire una fessura. Traverso mi ci porto sotto: ad occhio è ben appigliata ma un pò strapiombante e per i piedi vedo poco: penso, ma non doveva essere un IV-?! Effettivamente per le mani c'è gran bella roba ma per i piedi bisogna andare in aderenza. Passato questo ostacolo sono su terreno facile e in breve raggiungo la sosta, recupero Paolo e ci prepariamo per il tiro successivo, che sappiamo essere più facile III+, vedo i chiodi cementati, la parete è appoggiata e si presenta molto bene: infatti il secondo tiro è molto bello, roccia compattissima, solida, ci si può veramente godere la progressione. Arrivo in cima e in sosta, recupero Paolo, un paio di foto, la meticolosa preparazione per le doppie. Due calate con calma e ritorniamo alla base. E ora? Ora viene la parte divertente: potremmo fare una seconda torre, MA...abbiamo con noi gli sci! Quindi decidiamo di tornare alla macchina, scendere e portarci al parcheggio degli impianti che portano al Rifugio Scoiattoli, solo un paio di km più verso il Passo e rifugio che per altro serve le 5 Torri, infatti al mattino girando intorno a questi blocchi bizzarri che sembrano una partita a scacchi interrotta già lo avevamo a tiro.
La pista sappiamo essere ancora innevata, sono un 400m di dislivello. Inforchiamo gli sci e con calma risaliamo la pista dove effettivamente la neve si presenta bene: compatta e perfettamente trasformata. Arriviamo al rifugio scoiattoli, tira un pò di vento ma nel complesso si sta benissimo, il sole è il protagonista: la Tofana di Rozes si staglia dietro di noi con le sue canne d'organo, di fronte a noi l'Averau, poi a sinistra i Lastroni di Formin, sbuca anche il Pelmo, poi le crode della Croda da Lago, Antelao e Sorapiss...insomma un panorama di tutto rispetto! Dopo una pausa inforchiamo gli sci ed è il caso di dirlo ci godiamo fino in fondo questa neve splendida, specie nella parte alta dove abbiamo potuto veramente tirare delle gran belle pennellate. Giornatona insomma: arrampicata la mattina e sci al pomeriggio! Tornati alla macchina saliamo al Ristorante Bar da Strobel poco sotto Passo Falzarego, per una Radler. Quindi ci salutiamo.
Per me la magia della giornata non è ancora finita perchè da qui per tornare a Bolzano dovrò purtroppo ancora fare quella bruttissima e noiosissima strada che passa il Passo Valparola, scende in Val Badia, risale a Passo Gardena e scende in Val Gardena....inutile dire che il panorama era eccezionale, la Marmolada, le Conturines, mentre sbuca il Sella lo sguardo va alla ricerca della Val Scura del Sass Songher, ma non può fermarsi lì perchè là in fondo il Sass de Putia si staglia isolato, richiama gran bei ricordi e pretende lo sguardo per sè. Poi una volta scesi la paretona del Sass de la Crusc e poi il Sella in tutta la sua forza...ed è meglio che non scriva oltre perchè ce ne sarebbe ancora da qui fino a Selva. Tutto qui, nella sua incredibile semplicità, una fantastica domenica in Dolomiti.