domenica 19 luglio 2015

Ortles - Via Hintergrat

Nell'estate del 2013 salivo per la prima volta sull'Ortles...non è passato poi così tanto tempo, ma allora quella salita per me rappresentava l'incoronamento di un sogno, condurre la cordata in cima per la via normale su quella montagna che mi ha sempre a suo modo affascinato...Due estati dopo ci torno per completare quell'avventura salendo però il famoso "Coston di Dietro" la via Hintergrat...quello che è cambiato è che questa non è una gita di quelle che attendi con ansia perchè da troppo ti frullano in testa come un chiodo fisso...questa è solo una semplice gita di allenamento per testare la condizione in vista di impegni più seri. Ad ogni modo sono contentissimo di tornare a Solda, come facessi visita ad un vecchio amico. Sabato pomeriggio con Andrea e Maurizio dopo aver tribolato un pò per varie cose riusciamo a prendere la funivia Orso per salire al rifugio K2, si ferma una macchina e vedo che esce fuori una nota guida di Solda che ho sempre incontrato in ogni mia scorribanda in questo bellissimo pezzo delle Alpi Retiche. Saliamo e ci incamminiamo verso il rifugio Coston, cena e a letto presto, la sveglia è alle 3.30. Il rifugio con mia grande sorpresa è tutt'altro che pieno: credo che solo una quindicina di persone il giorno dopo sarebbero partire per la cresta Hintergrat. Pensare che siamo in piena stagione, il meteo è bello e le condizioni sono ottime...
Lasciamo il rifugio il giorno dopo colazione con calma, non siamo i primi, anzi ce la prendiamo piuttosto comoda. La luce delle frontali, il buio, fa già tutto sommato caldo per l'ora ma con passo deciso ci avviamo verso i ghiaioni del colatoio che rimane a sinistra della cresta stessa. Almeno 6 alpinisti sono rimasti ingannati e hanno sbagliato strada scendendo per la traccia che porta al ghiacciaio. La prima parte della via fino a ben oltre il tratto su ghiaccio e firn pianeggiante è ben poca roba: sfaciumi, ghiaie, si segue una traccia con ometti qua e là. Fino a quota almeno 3500m le difficoltà sono quasi zero, l'ambiente però in cui si svolge la salita è incredibile, molto più bello e vario di quello in cui si snoda la normale. Quando la cresta impenna e in particolare quando poco prima del grande gendarme si rende prudente legarsi, le cordate si avvicinano e si forma un minimo di coda. Il grande gendarme va aggirato scendendo sulla sinistra, presenti anelli cementati per rinviare. Un volta superato mi guardo indietro e vedo le cordate ritardatarie, le stesse che avevano sbagliato strada all'inizio, scalare sul lato sbagliato del gendarme, alchè faccio segno dicendo loro che sono completamente fuori via e che devono tornare indietro...due errori non da poco veramente frutto del volersi poco informare sulla via...strano a vederli la sera prima ci sembrava gente brava.
Il passaggio chiave è una fessura di 3-4m non di più che butta una pò fuori a sinistra, con roccia un pò levigata, ma ben protetta con chiodo all'inizio e con catena per azzerare, quindi in definitiva superabile da chiunque. La parte successiva della cresta fino in cima offre arrampicata divertente su gradi bassi, roccette 1° e qualcosa di 2° grado su roccia generalmente solida con l'alternarsi di alcuni brevi tratti di firn che obbligano a riprendere in mano la picozza. Alle 8.30 sbuchiamo in cima, c'è il sole anche se si vedono nuvole muoversi qua e là. Le foto di rito sono d'obbligo così come una breve pausa, prima di riprendere la strada verso il Rifugio Payer. A differenza del 2013 il ghiacciaio si presenta molto più delicato con ponti obbligati su tenebrosi e profondi crepacci. Arriviamo al bivacco Lombardi e per non perdere tempo disarrampichiamo i pochi metri che ci separano dal ghiacciaio sottostante su roccia ottima. Il resto è l'aerea cresta che conduce fino a punta Tabaretta che va aggirata per tornare al Payer. Qui sosta per svestirsi e mettersi più comodi, con pausa Radler ovviamente.
In seguito la lunga discesa a Solda. Scendiamo in Venosta e ci dirigiamo verso Bolzano con l'idea di mangiare qualcosa al Biergarten della Forst a Foresta ovviamente, anche questo a duo modo un "sogno nel cassetto", parcheggiamo e scendiamo dalla macchina: l'aria è torrida, non si muove un filo di aria, ma nonostante questo non rinunciamo ad una decisamente guadagnata grigliata mista. Sento di non essere in forma ottimale, questa è la conclusione che traggo dalla gita, anche se oggi alla fine è andata bene...vedremo per il resto dell'estate cosa riusciremo a portare a casa...comunque sia gita bellissima sulla montagna che adoro, che oggi ho salito per la seconda volta e su cui spero veramente di poterci tornare ancora. Alla prossima Ortles e Solda!

martedì 14 luglio 2015

Cima Alta di Riobianco - Spigolo Nord, variante originale (III), Alpi Giulie

Questo Week End era una promessa che avevo fatto a Paolo: scalare insieme lo spigolo Nord della cima Alta di Riobianco nelle splendide e amatissime Alpi Giulie. Si tratta di una circostanza particolare, un sogno nel cassetto, quindi credo sia il minimo far raccontare questa storia a lui. Io posso solo fargli i complimenti, a 68 anni avere la voglia e l'entusiasmo di lanciarsi in avventure del genere merita senz'altro il massimo rispetto.
Cima alta di Riobianco, spigolo Nord - Ho visto per la prima volta lo spigolo Nord della Riobianco quasi 50 anni fa. L’eleganza del suo profilo, il colore della roccia, l’ambiente in cui è inserito mi avevano colpito. Sulla guida delle Giulie del Buscaini, uscita pochi anni dopo, la salita è descritta come la più bella del circo di Riobianco: purtroppo però le difficoltà alpinistiche che presenta risultavano fuori dalla mia portata. Tra gli amici con cui sin da prima di allora avevo condiviso la passione per la montagna e con cui ho fatto numerosissime escursioni anche di un certo impegno, nessuno ha un’esperienza alpinistica tale da condurre con sicurezza una cordata su una via di queste caratteristiche. Tuttavia, nonostante l’avanzare degli anni non ho mai abbandonato il desiderio di provarci; ci voleva però un vero capocordata. Ho lanciato l’idea a Carlo almeno due anni fa: accolta con entusiasmo. Finalmente si è presentata l’occasione buona e sabato siamo partiti- Sabato salita al Corsi e pernottamento (previa salita da parte di Carlo fino in cima al Jouf Fuart, tanto per muoversi un po’). Domenica mattina scavalchiamo la sella Vallone (con un po’di fatica da parte mia per il peso della mia parte di materiali. Attacchiamo alle 9 scomodando un paio di stambecchi che riposavano vicino all’ometto che segna l’attacco della via originaria Klug-Stagl. Ovviamente non ho motivo di fare una relazione tecnica della salita; riporto solo impressioni e sensazioni. La salita è semplicemente entusiasmante! Si sale sempre in piena esposizione, la roccia è ottima anche se, nella parte bassa, molto compatta e senza troppe possibilità di posizionare protezioni in aggiunta a quelle già in parete (ma questo è più che altro un problema del capocordata, e se ti fidi di lui non ci sono timori!). I passaggi segnalati come i più impegnativi (placca adagiata sul 3° tiro, diedro camino all’inizio dell’ultimo tiro ..) non creano problemi neanche ad un modesto alpinista in quanto offrono sempre buoni appigli su ottima roccia e non raggiungono mai il 4° grado. In compenso l’arrampicata sul tratto superiore dello spigolo vero e proprio, aereo, ricco di appigli e con difficoltà sempre contenute entro il terzo grado è veramente splendida. Sbuchiamo in cima dopo circa 3 ore e mezza. Inutile sottolineare la mia soddisfazione per “la realizzazione di un sogno”. Breve sosta in cima, 3 doppie per ridiscendere in forcella Riobianco. Dovevamo ritornare al Corsi; a questo punto la scelta : rifarsi in salita il ghiaione della sella Vallone o raggiungere la sella per la “Via del Centenario”? Optiamo per la seconda, più piacevole e panoramica , ma assolata e alquanto faticosa per i continui saliscendi, col carico dei materiali e con ore di “lavoro” alle spalle. Verso la fine la sorpresa della galleria: e chi se la ricordava? Buio pesto, le frontali al rifugio; non si sa come prosegue ma indietro non si torna. Non resta che calarsi in maniera poco ortodossa nel canalone a destra , pieno di sfasciumi, con due piccoli salti e senza la certezza di sbucare facilmente in sella. Finalmente coi piedi per terra. Il resto è solo storia di birre al Corsi e (per me) di mal di piedi sull’interminabile stradina dalla malga a fondovalle. Grazie Carlo

lunedì 6 luglio 2015

Traversata Monte Nevoso (3358m) / Monte Magro (3273m) - Vedrette di Ries, Val Aurina

Dopo un anno e mezzo rimetto piede in Val Aurina, l'occasione è quella di passare un We in compagnia. Andrea, Maurizio e Giorgio che già conosco tengono un corso con il CAI di Udine e con il loro benestare io mi aggiungo: la voglia di andare in montagna c'è dopo un raffreddore e due We al mare, che ci stavano ma che basteranno per un bel pò. Salgo al Rifugio Roma nel Sabato arrivando verso le 12. Fa un gran caldo quindi non sono molto propenso a muovermi troppo, passo qualche ora a godermi il paesaggio, da qui il Collalto (Hochgall) ne è l'assoluto protagonista. Quando il sole si fa meno cocente mi muovo un pò seguendo il sentiero numero 8. Rientro che gli altri comunque sono ancora in giro, presi evidentemente dall'intenso programma. Solo verso le 18.00/18.30 li vedo rientrare. Cena tutti insieme, istruttori e corsisti, le solite due ultime birre e poi non troppo tardi la nanna, la sveglia è presto verso le 5 di mattina: le care vecchie abitudini! In effetti questa della vita da rifugio e delle gite in alta quota estive era una cosa a cui mi sentivo un pò disabituato. Nel 2012 e nel 2013 era quasi la prassi, in particolare l'estate del 2013 era un'abitudine svegliarsi la domenica alle 3.30/4.00 di mattina. Nel 2014 avendo fatto quasi solo Dolomiti, sì ci si svegliava presto ma quasi mai così presto e di solito in macchina! Ovviamente nel Sabato mattina avevo cercato a lungo i tappi per le orecchie a casa senza successo e sperando di poter sopravvivere sono salito senza....grande errore! Adoro la vita spartana da rifugio ma i tappi devo averli con me altrimenti c'è lo spettro della notte quasi bianca. A parte le digressioni: il programma è la cima del monte Nevoso e l'eventuale traversata fino al monte Magro, tutto dipenderà dai partecipanti anche se eventualmente io avrei proseguito con o senza il gruppo.
Poco da riportare: la via che porta alla cima del Nevoso non presenta tratti significativi, sì qualcosa su rocca I forse II grado. Il panorama è fantastico, nonostante la tipica vista lattiginosa dell'estate, si riconoscono tante cime delle Dolomiti, Plan de Corones è in primo piano, quindi dietro parte la Val Badia: Sass De Putia, Puez, Odle, Sella Marmolada, Sass de la Crusc, cima Nove, il gruppo di Fanis, la Tofane, la Croda Rossa d'Ampezzo, il Cristallo, quindi le 3 Cime precedute dalle Dolomiti di Sesto. Sotto di noi in basso la Valle d Anterselva e il Passo Stalle. Insomma una prospettiva del tutto nuova di posti conosciuti! E anche questo è il bello della montagna, come tutto cambia, cambiando prospettiva. Da lì la discesa a tratti attrezzata e a tratti infida per via di terriccio e rocce instabili riporta sul ghiacciaio su una sella che conduce al Fernerkoepfl, si risale anche questa elevazione prima su neve e poi su roccia (placcona facile ed invitante a sinistra, più spaccata sul fil di cresta) da qui ci si sposta al Frauenkoepfl. Ora quest'ultimo rilievo ce lo siamo risparmiati e l'abbiamo aggirato rimanendo sul ghiacciaio per risalire infine al Monte Magro, dalla cartina Tabacco pare invece che si sviluppi una traccia anche su questa elevazione.
Dalla cima Del Magro poi giù per il ghiacciaio al rifugio. Qui sosta obbligata per mangiare qualcosa ma soprattutto BERE (La giornata era stata veramente caldissima!). Quindi discesa alle macchine. Rientro a Bolzano dopo essermi congedato dal gruppo, contento della gita, del movimento fatto, di aver visto posti nuovi e della compagnia...in poco meno di un'ora e mezza sono già a casa nella caldissima Bolzano. Da qui in poi è d'obbligo tenere bene la condizione per i prossimi spero fruttuosi progetti estivi...spero di poter raccontare di molte altre e ben più "ghiotte" avventure.