martedì 1 maggio 2018

Weekend al Pizzini, (quasi) senza cime

Eh già, eravamo partiti con tanta attrezzatura e piani sulla carta ambiziosi, poi un pò il meteo e un pò una crescente ancorchè positiva coscienza di sicurezza ci hanno fatto desistere dal realizzare ciò che avevamo in mente. Non importa se la Nord Ovest del Pasquale l'abbiamo solo guardata, nè se abbiamo interrotto la salita al Gran Zebrù, sono stati comunque tre giorni dove belle salite e discese da favola non sono mancate. Parto da Solda nel Sabato con Andrea accorciando la salita con l'impianto che porta all'area sciistica sul ghiacciaio, pelliamo e risaliamo a Cima Solda a 3376m, da qui cerchiamo una linea di discesa verso il rifugio Pizzini, ci dirigiamo verso il Casati e iniziamo a ridiscendere il sentiero estivo per un paio di tornate con gli sci in spalla, poi individuiamo un bel pendio invitante sulla nostra destra, infiliamo gli sci e scendiamo su neve trasformata forse già un pelo troppo pesante il pendio di buoni 40° che arriva diretto ai laghi di Cedec, quindi con un pelo di spinta raggiungiamo il rifugio.
Al rifugio facciamo subito conoscenza con diverse persone, ci sono due gruppi del Cai ma in particolare troviamo due scialpinisti veneti con cui divideremo anche la stanza al tavolo per cena, di fatto parte l'idea di provare a fare il Cevedale insieme il giorno dopo. La mattina di buonora ma non troppo presto lasciamo il rifugio con un meteo tendente al pessimo, ha nevicato nella notte 6-10cm ma è nevaccia bagnata, la visibilità è scarsa, risaliamo la vedretta di Cedec puntando al colle che divide il Cevedale dal Monte Pasquale. Purtroppo da qui la salita al primo è condizionata dall'individuare il punto di passaggio tra due grosse serraccate che a causa della poca visibilità non possiamo individuare, raggiungiamo un gruppo numeroso del Cai, anche loro un pò "smarriti" nella nebbia, decidiamo di unire le forze e risalire al colle che diventerà anche meta finale della gita. Anche la salita al colle presenta alcuni grossi crepacci a cui bisogna prestare molta attenzione specie in fase di discesa. Nel gruppone si uniscono anche altri due ragazzi lombardi con cui ridiscenderemo al Pizzini, mentre il grosso gruppo punterà a raggiungere in discesa il Rifugio Branca sull'altro versante. Arriviamo al rifugio senza cima ma con una bella discesa nonostante le condizioni avverse. Dopo una birra e il pranzo osservando un leggero miglioramento del meteo propongo ad Andrea una giterella pomeridiana con il pretesto di fare ancora un pò di movimento e una piccola discesa. Partiamo convinti direzione Passo di Zebrù Nord, ma appena dopo un 20 minuti le nuvole si abbassano di nuovo e ci avvolgono come non bastasse inizia a nevicare di nuovo. Beh noi ci avevamo provato...non ci resta che scendere un pò demoralizzati e concludere il pomeriggio a briscola. Per il Lunedì è previsto un netto miglioramento a partire dalle 8 del mattino, con temperature basse. Ci svegliamo con visibilità assente e la cosa ci secca alquanto, tra l'altro ha nevicato, nei pressi del rifugio si sono accumulati almeno 15-20cm di fresca. Nessuno dei gruppi si azzarda ad uscire, noi ad un tratto vediamo un piccolo buco nelle nuvole che ci convince del miglioramento incombente del meteo. Quindi partiamo decisi per il Gran Zebrù. Usciamo e battiamo traccia per risalire la Vedretta del Gran Zebrù e giungere al collo di bottiglia aggirando sulla sinistra un grosso avancorpo isolato di cui non ricordo il nome. Percorriamo tracciando questa parte di avvicinamento ad un buon ritmo, in un'ora siamo all'attacco, ci giriamo e vediamo dietro a distanza di 30-40minuti una carovana umana che segue comodamente la nostra traccia. All'attacco del collo di bottiglia tira un vento pazzesco, già in avvicinamento avevamo visto tutte le creste e la parete della normale spazzate da forti folate. Io il Gran Zerbù l'ho giù scalato ed è una montagna per cui porto un grande rispetto: con quel vento non è una buona idea percorrere l'affilata cresta sommitale.
Decidiamo che è il caso di chiudere la gita risalendo il colle delle Pale Rosse e da lì godersi una gran discesa su neve che promette un divertimento incredibile. Senonchè risaliti e giunti al colle, quando ormai anche i primi dei gruppi sbucano sul pianoro per attaccare il Col di Bottiglia notiamo che il vento sta calando, pertanto decidiamo che forse vale la pena provare a salire il nostro obiettivo. Scendiamo dal colle in diagonale in leggera discesa fino alla base del ripido cono nevoso che porta alla strozzatura del Col di Bottiglia che risaliamo con strette serpentine sci ai piedi, ormai però il canale è intasato a decine di persone che lentamente si accingono a percorrerne la parte più ripida sci in spalla. Il vento in realtà non è calato affatto e continua a sferzare con forza, a quel punto un pò demoralizzati dalla coda e dal vento ritorniamo sui nostri passi: calziamo gli sci e ci buttiamo giù a capofitto in una sciata da urlo fino al rifugio: neve fantastica, a quella quota ci saranno stati 30-40cm di zucchero, ci dimentichiamo subito del fatto che la montagna ci ha "respinto" e contenti in breve giungiamo al Pizzini. Qui decidiamo che per tutta una serie di motivi, non ultimo il meteo che promette solo una piccola finestra di sole per il giorno successivo, di rientrare Solda. Ci beviamo un'ultima radler e dopo i primi 8-900 metri di dislivello mattutini, ripartiamo per risalire al rifugio Casati, quindi per altri quasi 600m. L'ultima parte della salita al Casati ricalca il sentiero estivo, esposto e delicato, specie perchè il vento è protagonista anche qui, le sferzate sono veramente notevoli, il che ci conferma di fatto che non è stata affatto una cattiva idea rinunciare alla cima, scelta prudenziale sì, ma credo che questo dimostri anche una certa maturità e che la rinuncia a volte sia la vera conquista. Giunti nei pressi del rifugio il vento è così forte che quasi non riusciamo e tenere alzata la testa: entriamo per bere un caffè e ripararci qualche minuto: in compenso il sole è protagonista nel cielo, limpido e azzurro, con le cresta delle cime che fumano, panorama mozzafiato.
Ripartiamo e decidiamo di evitare la Cima di Solda che impone qualche tratto in cresta, quindi un pò esposto e la aggiriamo sulla destra per raggiungere la forcelletta che scollina sul ghiacciaio sul lato alto atesino, più o meno alla quota stessa del Casati, in realtà prima se ne perde un pò e poi si risale in diagonale cercando di rimanere alti tagliando il fianco orientale di cima Solda. Appena passata la forcella siamo sul lato riparato: il disturbo eolico cessa di colpo, ci possiamo sedere un attimo, tirare un pò il fiato (di fatto abbiamo percorso 1500m di dislivello complessivi, già una discesa di 800m e almeno 10km di sviluppo!), beviamo qualcosa e ci godiamo un pò le cime, pregustando una discesa che promette faville. Calzati gli sci ci buttiamo giù sul ghiacciaio di Solda trovando lunghi tratti di neve da cineteca che godiamo al massimo raggiungendo in breve la fine del ghiacciaio e quindi la pista da sci che porta alla stazione intermedia. Ancora una foto con il nostro obiettivo che ci ripromettiamo di realizzare anche a breve se ci saranno le condizioni e quindi via fino al parcheggio quasi sempre sci ai piedi su neve ormai bagnaticcia. Concludiamo un we non perfetto ma allo stesso modo bellissimo con una notevole e meritata mangiata al Biergarten della Forst che purtroppo quando si viene da ste parti è proprio sulla via del rientro! Alla prossima.