lunedì 1 settembre 2014

Campanile di Val Montanaia, via Normale (V)

Il simbolo delle Dolomiti Friulane per eccellenza: una splendida torre dolomitica isolata, nel gruppo dei Monfalconi. Al centro di un magnifico anfiteatro roccioso. Sembra il personaggio principale recitare sul paco di uno spettacolo teatrale: il campanile al centro, il pubblico lo circonda. L'idea di questa gita nasce un sabato mattina, grigio e piovoso di questo sfortunato Agosto 2014: sono a casa di Andrea appena rientrato dalla Germania e reduce da una simpaticissima serata alla Taverna dell'Angelo, dove ho incontrato un sacco di volti noti, del Rugby anche persone che non vedevo da anni. Sfogliamo i libri in cerca di idee per la settimana...tra le tante compare anche lui. Trovo nel mio amico un vero entusiasmo all'idea, è una gita che avrebbe già voluto fare da tempo ma non ne aveva ancora mai avuto l'occasione. Detto fatto, come sempre, sì...solo che c'è da aspettare il bel tempo. Solo nel Giovedì potremo dirigerci non senza dubbi verso Cimolais in Val Cellina: non senza dubbi per il fatto che la sera prima a Udine aveva piovuto a dirotto e che la mattina stessa durante il viaggio in macchina altra pioggia era caduta. Come sarà a roccia? Asciutta? Dobbiamo rinunciare del tutto o andiamo fin là e valutiamo? Arriviamo al parcheggio che si raggiunge addentrandosi in valle dal paesino di Cimolais, parcheggiamo e zaini in spalla partiamo per l'avvicinamento: da relazione 1,5/2h, noi in un'ora siamo all'attacco! L'avvicinamento non è gradevolissimo, si risale il greto di un torrente quindi il sentiero non è nè comodo, nè bello...però...però quando il campanile inizia a far capolino cambia la musica: una splendida e ardita torre, verso cui vagano le nostre fantasie.
Ci prepariamo e ci avviamo all'attacco risalendo alcuni gradoni rocciosi. Parte Andrea per il primo tiro che va a risalire la parete a destra di una fessura, le prime impressioni sono subito molto buone: la roccia è salda, non si muove nulla e ben appigliata, parto io per il secondo che va a superare un leggero strapiombo sul 4° grado e vado in sosta, Andrea riprende il comando della cordata risale un camino e traversa verso destra fino in sosta.
Qui parte il 4° tiro che porta con un lungo traverso al pulpito Cozzi su difficoltà molto basse. Giunti al pulpito Cozzi, tocca ad Andrea attaccare la famosa fessura. Tale fessura oltre a rappresentare il passaggio chiave per l'intera via è anche estremamente unta. Andrea attacca e subito appare chiaro che il passaggio è delicato, si può rinviare subito su un ottimo dado, e poi proteggere a fessura nuovamente con un Friend medio. Andrea piazza il Friend, poi si cala fino al pulpito per studiarsi i movimenti da fare, quindi supera molto elegantemente la fessura sfruttando come appoggio la lama affilata della fessura stessa, anzichè sostare terminata la fessura traversa per portarsi all'altro passaggio spettacolare della torre, il camino Glanvell che toccherà a me fare. Parto io sicuro di poter superare la fessura in modo diverso e cioè caricando la lama lateralmente e opponendo il piede destro sulla parete a destra della fessura. Inizio a salire, porto piano piano i piedi in alto e poi afferro sicuro la lama sopra di me e la sensazione è pessima: la lama è untissima, porto il piede destro dove lo volevo portare e carico per innalzarmi, senonchè le mani mi scivolano e mi parte il piede sinistro, scivolo ma mi tengo con tutte le mie forze alla lama. Mi riporto in assetto e riprovo allo stesso modo: scivolo di nuovo, a questo punto però le mie braccia sono stanche, dal momento che sono secondo mi lascio andare per riposare. Sono molto dispiaciuto, è la prima volta che mi succede per altro su un grado che padroneggio bene e su cui mi sento sicuro. Penso, beh ecco se fossi stato primo di cordata sarei volato: certo un volo di un paio di metri ma che con tutta probabilità mi avrebbe fatto sbattere sul pulpito con i piedi. Niente è andata così, niente Rot Punkt ma devo superarla lo stesso: cambio tattica, guardo dentro la fessura e noto un bell'appoggio appena più in altro del punto in cui ha messo il piede Andrea. Riparto, copio la tattica del mio amico e sposto il piede destro sul nuovo comodo appoggio appena trovato: sono stabile e posso proseguire con tranquillità, un paio di movimenti ancora e sono fuori. Traverso per raggiungere Andrea: un traverso non difficile ma molto esposto e mi porto sotto al camino strapiombante. A vederlo da sotto è veramente impressionante, siamo in due in questa piccola nicchia, alle nostre spalle il vuoto, sopra di me 10m di camino di 4°/4+ con un chiodo solo e il pensiero dell'errore appena fatto. Non mi lascio intimorire e prendo l'occasione come una bella possibilità di riscatto: parto trovando subito una bella presa e porto in alto i piedi, da lì rinvio e riparto sicuro: il camino è così bello che dà la possibilità di fare un'arrampicata veramente elegante, come si trattasse di una via indoor, una sequenza di movimenti che sembrano quelle pensate da quelli che preparano le vie in palestra, solo che qui siamo su una bellissima via alpina. Mi mangio il camino rinviando su un chiodo poco sopra al Friend incastrato presente e dato dalle relazioni. Esco fuori su ballatoio dove rinvengo la sosta e sono nuovamente molto contento. Recupero Andrea. Gli ultimi due tiri si svolgono su una parete articolata su difficoltà molto basse, in compenso qui qualcosa si muove e appoggi e appigli vanno prima testati a dovere prima di affidarsene. Siamo in breve in cima. Il panorama è incredibile: intorno a noi, su ogni lato il vuoto, una sensazione unica. Diversa a altre torri che ho scalato in passato perchè pur avendo una cima piccola e isolata erano sempre nelle immediate vicinanze di una qualche altra parete o torre, qui invece in ogni direzione di sono decine e decine di metri di aria sulle parete più vicine che diventano centinaia di metri verso il bivacco Perugini e chilometri verso Sud. Per altro incredibilmente non ci sono altre cordate sul campanile, quindi possiamo goderci il momento da soli. La luce ancora una volta quella del tardo pomeriggio, sono circa le 17.00, la temperatura piacevolissima, il panorama e il pensiero di "aver fatto anche questa": siamo contentissimi.
Dopo le dovute scampanate e la firma sul Libro di vetta, le solite foto e il solito video ci prepariamo per la serie di calate per tornare a terra. Le calate sono 4: due sulla parete articolata degli ultimi due tiri che riportano al ballatoio, la terza più lunga e molto esposta che porta sulla terrazza Nord (ci si cala letteralmente nel vuoto per quasi 40m) e l'ultima più breve ma a sua volta verticale che porta ad un canalone ghiaioso che si ridiscende per sfasciumi e roccette verso Est e che riporta esattamente all'attacco.
Da qui zaini in spalla corriamo come consueto fino a valle, un camoscio ci tiene compagnia e vedremo 3-4 cordate salire alla volta del bivacco. Torniamo alla macchina e ovviamente concludiamo la giornata con una bella mangiata a Barcis, potendo godere anche di uno splendido tramonto sul lago. Rientriamo a Udine verso le 22.30, ci salutiamo e complimentiamo a vicenda e ci diamo appuntamento al giorno successivo per un' altra arrampicata. Obiettivo la via Valleferro che risale lo spigolo SO della torre Wunt nel gruppo dei Cadini di Misurina....altra gran bella via con i primi due tiri esposti e verticali dove mi riprenderò con orgoglio il mio 5° grado, ma questa è un'altra storia!

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