lunedì 11 aprile 2016

Una bella incompiuta - Canalone Huda Paliza, Alpi Giulie

Una classica delle Giulie Occidentali, un bel canalone che scende dalla Forca di Terrarossa (Gruppo del Montasio) giù in Val Saisera, terminando poco lontano in linea d'aria dal Bivacco Mazzeni. Sono con Andrea che questo canalone lo ha già sceso. La fama di questo itinerario ha fatto sì che dovesse rientrare per forza anche nella mia lista di gite da fare. Ritrovo a casa di Andrea alle 5.30 di mattina, già la sera prima ne avevamo parlato: forse oggi non ci sono le condizioni giuste. Il giorno prima è stato nuvoloso e ha piovuto, le temperature sono state miti, quindi non ha rigelato e temiamo ancor prima di arrivare che oggi giri male. Quando arriviamo al parcheggio presso Malga Saisera e tastiamo la neve siamo ancora più perplessi: è già morbida e non sono ancora le 7.00 di mattina. Decidiamo comunque di risalire e provare pensando (un pò stupidamente) che si potrebbe deviare per sciare la forcella Lavinal dell'Orso o la Forcella Mosè, perchè esposte a Nord quindi protette dall'irraggiamento: la Huda Paliza, il sole purtroppo per noi lo prende già subito alle prime luci del mattino.
Terminata la pista di fondo usciamo a destra seguendo le indicazioni per il Bivacco Mazzeni, quindi ci inoltriamo nel bosco, superato questo ci troviamo in terreno libero e attraversato un vasto campo valaghifero (a dire la verità non ci siamo passati proprio sopra ma questo si trovava sulla nostra destra: ma gli alberi divelti ovunque la sciavano pensare che in certi anni qui la montagna spazzi tutto quello che si possa spazzare) puntiamo al canyon che come da relazione ci condurrà alla Spragna Alta. Il canyon si presenta ben agibile anche se in fondo si impenna e ci dà l'idea di un'uscita non banale. Sull'uscita (siamo usciti sul lato sinistro) la neve già poco consistente ci costringe a prestare molta attenzione per evitare pericolosi ruzzoloni. Rimessi gli sci, la distanza che ormai ci separa dall'imbocco del canalone è breve, si traversa in leggera salita verso destra, impossibile mancare la via giusta. Qui ci rendiamo conto che andare a prendere una traccia per tentare le altre forcelle nominate prima ci costerebbe molto tempo e decidiamo quindi di stare sull'obiettivo iniziale.
Iniziamo a salire, ci rendiamo conto che due persone si trovano 200m più in alto e anche loro sono intente e percorrere questo itinerario. Sci ai piedi ci addentriamo nel canale, dietro di noi si staglia la mole possente del Jof Fuart, la forcella Mosè da qui sembra ancora più severa di questo itinerario. Fa caldo e la neve non promette bene, nonostante tutto la progressione è accettabile e tutto sommato sicura quindi continuamo la salita. Giungiamo ad un punto dove il canalone diventa molto largo, iniziamo a notare qualche piccolo scivolamento del manto nevoso, quando il canalone si restringe facciamo una breve pausa e calziamo i rampanti per avere quel pò di grip in più che ci consenta una progressione più veloce. Per un attimo pensiamo di potercela fare ad arrivare in cima, i due che ci precedono sono nella parte alta, a ridosso dell'uscita e a noi mancano 200-250m circa. A questo punto però in men che non si dica vediamo tutto il pendio che inizia a scivolare piano piano ma costante verso valle. La neve è pesantissima e scorre come un fiume: il tutto è durato un paio di minuti prima che la neve si fermasse. Ormai è chiaro che proseguire è un azzardo, prendiamo subito la decisione di finirla lì e di andarcene e in fretta perchè a questa prima scarica ne seguiranno sicuramente altre.
Non è solo una questione di sicurezza: la neve è molle e bagnata, non è a blocchi, le pareti laterali del canalone sono pulite quindi il rischio di scariche di sassi dai lati è anche basso...ma il dietro front è l'unica decisione che possiamo prendere. Tra l'altro: che gusto ci sarebbe poi dalla cima a scendere un pendio simile ad una zuppa di cipolle? Un canalone così va sciato quando è in condizioni per godersi una gran discesa. Quindi bando alle ciance, in pochi istanti le pelli sono nello zaino e gli sci sono ai piedi, spalle a valle e via. Lo scenario e il contesto sono da favola, siamo in Alpi Giulie qui sembra si essere su Pandora ma la discesa purtroppo causa neve è poco entusiasmante, le pendenze sono contenute, si fa fatica a scivolare su questa pappa: Huda Paliza ha una grande fama ma a parte pochi tratti a 45° nella parte alta è un canalone che non si può definire estremo. Con nostra grande sopresa mentre rispunta di fronte a noi, più in basso, l'ingresso del canale vediamo un nutrito gruppo di 5 persone che sta ora per entrare nell'Huda Paliza...mah, a noi sembra una pessima idea, ormai è chiaro come il sole che è troppo tardi per iniziarne la risalita. La scarica di prima è arrivata giù fino alla base. Glielo diciamo che la neve non è buona, ma ci sembrano intenzionati a continuare.
Gli ultimi 50-60m del canale sono quelli che ci hanno offerto la neve migliore, oltre al canyon che abbiamo percorso anche in discesa e dove abbiamo potuto godere di tratti molto divertenti. Poi il bosco, la pista di sci di fondo e le macchine. Che dire che sicuramente i nostri 1000-1100m di dislivello li abbiamo fatti, abbiamo passato una bella giornata in uno scenario unico...ma il caso resta aperto e per me è d'obbligo ritornarci in un futuro. Ovviamente per "consolarci" non potevamo non fare una bella mangiata sconfinando nella vicina Slovenia, dove ci hanno raggiunto il papà e la sorella di Andrea. Rientro a Bolzano e mentre faccio la rotatoria di uscita dello svincolo Tolmezzo Carnia mi sembra di riconoscere Maurizio e Alessandro (di rientro dal Grossvenediger) fermi al bar posto sulla rotonda stessa, siamo un pò lontani ma vedo che si girano e alzano le mani, io ormai ho preso già lo svincolo e oltre a sbracciarmi ricambio il saluto con due colpi di clacson. Non torno indietro però perchè purtroppo ho ancora un pò di strada da fare.

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