lunedì 6 ottobre 2014

Un Week End di lavoro in Lechtal, con gita sulla Wetterspitze, 2895m - (Simmshuette)

Devo averlo già scritto da qualche parte in passato: la montagna non è solo arrampicare, scalare vette sempre più alte o impegnative e sciare pendii ripidi...la montagna è fatta di persone, perchè ognuno che a suo modo ne è stato rapito ha il suo modo di viverla. Questa volta racconto di un bel WE passato nelle Alpi della Lechtal in Tirolo, dove la Sezione dell'Alpenverein Stuttgart possiede un rifugio: la Frederich Simms Huette. Questa volta non ci sono pareti, diedri, fessure, ma c'è il lavoro! Lavoro necessario per mettere in sicurezza il rifugio e i sentieri di accesso per l'inverno, perchè le persone possano godere della montagna durante l'estate. Mi offro volontario insieme ad altri siamo in 12 in tutto: a parte le tradizionali feste di chiusura stagione sul Giura presso la Albhaus dove mi sono prodigato negli anni a spaccare la legna, è la prima volta che dò la mia disponibilità per questo e non sarà sicuramente l'ultima.
Ma andiamo con ordine: Venerdì 3 Ottobre è la festa dell'unificazione tedesca, non si va a lavoro, parto con la prima S-Bahn alle 5.30 di mattina in direzione Esslingen dove trovo Jan con cui viaggerò fino a Kempten, dove Markus ci raccoglierà e porterà in Lechtal nei pressi dell'abitato di Stockach. Giunti al parcheggio troviamo Norbert e la sua compagna Bettina, loro salgono in moto fino ala funicolare per il carico dei materiali, noi a piedi. Lasciamo la macchina a 1030m e ci incamminiamo verso il rifugio situato a 2004m in fondo alla valle. I cartelli danno 3 ore, io dopo aver fatto un pezzo con Jan e Markus decido di testare le gambe e parto via veloce, sarò sù in 1 ora e mezza. Quando gli altri arrivano, mangiamo qualcosa insieme e decidiamo di salire sulla Wetterspitze, la montagna di "casa" per il rifugio. La vettà è posta a 2895m, quindi quasi altri 900m sono da percorrere. Alpinisticamente niente, traccia prima su verdi, poi su un ghiaione fino ad una sella, quindi verso Sud lungo la comoda cresta Nord, sempre lungo una semplice traccia, quindi l'ultimo salto su roccette e qualche passaggio di arrampicata veramente elementare, sull'unico punto un pò più delicato, una placca un pò esposta c'è addirittura un cavo metallico. In 1 ora e 50 siamo in cima contro le 2,5h che danno i cartelli, anche gli altri due miei compagni sono in buona forma. La giornata è spettacolare, solo qualche nuvola innoqua copre di quando in quando un caldo sole: intorno a noi le bellissime Alpi della Lechtal: ripide, frastagliate, ricche di pendii erbosi e di sfasciumi molto ripidi ma soprattutto selvagge, non una traccia di civilizzazione, niente strade, costruzioni, piste da sci, anche di sentieri da lassù se ne vedono ben pochi.
Dopo una piccola meritata pausa in cima scendiamo, io lo faccio a modo mio, come d'abitudine quando vado in montagna con Andrea: correndo. In 35 minuti sono rientrato al rifugio. Non posso lamentarmi della mia condizione anche se non sono del tutto soddisfatto. Gli altri arrivano con una buona mezz'ora di ritardo. Nel frattempo notiamo sul sentiero più in basso altre persone arrivare e con il cannocchiale e riconosciamo altri membri della Sezione che ci aiuteranno nei due giorni successivi. Ceniamo nel locale invernale perchè il rifugio è pieno e nella stube non è proprio possibile recuperare un pò di posto. Norbert il responsabile del gruppo snocciola il suo piano di battaglia, ci sono diversi lavori da fare: il pavimento della cantina deve essere cementato, ci sono da marcare i sentieri per la Wetterspitze e la Feuerspitze, da recuperare i cartelli, c'è da ripulire il locale del compostaggio, dove finisco TUTTI i rifiuti organici umani, c'è da smontare la conduttura dell'acqua dalla fonte, le code fisse poste nell'ultimo tratto della traccia che porta al Falmedonjoch vanno rimosse, Domenica quando tutti gli ospiti saranno andati via il resto cioè tutte le piccole cose che ci si può immaginare per una chiusura (tirare dentro tutto quando, sbarrare porte e finestre, pulire tutto). Sabato mattina, tempo splendido, facciamo colazione, mentre molti ospiti preparano gli zaini per la gita o per il rientro in valle, io ho il compito di scendere all'attacco della funicolare che serve il rifugio per il trasporto dei materiali e caricare il cassone con la sabbia che servirà per cementare il pavimento della cantina: sono 300m di dislivello, scendo e carico più di 600kg di sabbia in 3 turni, scarico inoltre rifiuti e altro materiale che mi viene spedito dall'alto ogniqualvolta il cassone viene mandato giù. Verso le 11.30 ho finito, rientro e aiuto gli altri con altri compiti, c'è da spaccare la legna per il locale invernale e da rifare il rivestimento in catrame di una parte del tetto del locale della funicolare. Pranziamo e riprendiamo con i compiti successivi, a me "tocca" (o meglio me lo sono scelto) la salita al Falmedonjoch per rimuovere le corde fisse, quindi dal Rifugio insieme a Norbert, Markus e Klaus, scendo 300m fino all'attacco del nuovo sentiero per il Falmedonjoch, da quel punto si risale prima per prati, poi per ghiaioni, quindi il terreno si fa via via più ripido e infido. Rimuoviamo le corde, muovendoci con attenzione perchè siamo slegati quindi scendiamo e facciamo rientro al Rifugio, oggi sono 1200m di discesa e 1200 in salita e un bel Work Out per le braccia.
Siamo abbastanza cotti ma in vena di festeggiare, quindi non risparmiamo con il vino rosso, gentilmente offerto dalla Sezione in cambio della nostra disponibilità. Charlie e Andi i nostri rifugisti, come la sera precedente raccolgono tutti gli ospiti dopo cena nella Stube e lì suonano alternando improbabili melodie a poesie: tutto è molto divertente e familiare, ci si sente veramente a casa. Ci perdiamo nelle chiacchere e quando ci dirigiamo alle brande è ormai l'una di notte. La domenica ci dà il buongiorno con la pioggia, fortunatamente subito dopo colazione il tempo migliora, non piove più e le nuvole sembrano iniziare a diradarsi. Oggi l'ultimo compito rognoso è quello di staccare la conduttura dell'acqua, che non è esattamente come chiudere un rubinetto a casa: bisogno dal rifugio risalire qualche centinaio di metri un pendio di erba e sfasciumi a tratti molto ripido anche se non pericoloso per raggiungere la fonte, seguendo il tubo di PCV che collega quest'ultima al rifugio: il tubo in un certo punto ha un giunto, dal giunto in giù si porta il tubo contro la parete di roccia al margine del pendio e lo si fissa, dal giunto in sù si deve riavvolgere verso la fonte, sono un 150m buoni di tubo da 30mm da tirare sù a mano. Fatto anche questo rimangono le piccole cose: tantissime in realtà ma decisamente meno impegnative. Pranziamo che sono le 15.00, quindi piano piano ci dirigiamo nuovamente a valle, raggiungiamo la Sulzalm dove una pausa caffè è d'obbligo e dove viene servita la Kaiserschmarn più gigante che abbia mai visto (non la più buona, ma che può sfamare 3 persone). Quindi di nuovo di corsa per smaltire gli eccessi fino al parcheggio. Quindi con i soliti problemi sull'autostrada (traffico) di nuovo a casa.

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