giovedì 19 settembre 2013

Gran Zebrù - Koenigspitze (3857m) - Via Normale

Un giorno come tanti, poco prima della partenza per una guadagnata settimana di vacanza nel mio amato Friuli, Max, un ragazzo che ho conosciuto qui a Stoccarda in sezione all' Alpen Verein, mi lancia una proposta: visto che il tempo è bello, perché non cogliere l'occasione per un paio di tour di alta quota nel gruppo dell'Ortles? Ricevo la mail con sorpresa e piacere, la mia prima reazione: chiaro, perché no! Poi pensandoci bene, d'accordo l'amore per la montagna e l'aria sottile, ma dopo una stagione intensa con circa 15 cime tra 3000 e 4000 e oltre metri ci penso un attimo su. La montagna si ama, però anche le pause! Niente da fare, la tentazione è troppo forte, la macchina già prenotata, il gruppo dell'Ortles che grossomodo è "di strada" per rientrare in Friuli da Stoccarda....sono fregato, si parte! Giovedì dopo lavoro verso le 17.30 alla volta di Solda, non avrei mai detto che in questo paesino incastonato tra i giganti, ci sarei tornato per la seconda volta nel giro di un mese e mezzo! Notte bivaccando al parcheggio della funivia con minestrina scaldata intorno alle 23.00...scena rivista così spesso negli ultimi 3 anni. Di buon'ora ma senza esagerare lasciamo il parcheggio il giorno dopo e prendiamo il sentiero che conduce al Rifugio Città di Milano, le nuvole mattutine si dissolvono e rivelano le sagome note dei due "mostri" della zona: l'Ortler e il Gran Zebrù. Continuamo a salire, alle spalle del Rifugio presto iniziano le morene che ci conducono al Ghiacciaio, che risaliamo in compagnia di altre cordate tutte dirette al rifugio Casati sul versante lombardo. Io in Lombardia, a Milano, ho studiato...ma è la prima volta che ci torno per una montagna, il pensiero mi diverte.
Passiamo per la facile Cima di Solda 3375m, e il panorama si apre sul Gruppo del Cevedale...l'ambiente è grandioso, scendiamo verso il Rifugio, ci sistemiamo e mangiamo qualcosa: io ordino sicuro un piatto di bresaola...siamo in Valtellina e la bresaola non la magio da tempo, un sogno (a caro prezzo, 15.00 euro...forse un po' troppo ma pazienza). Ci informiamo sulle condizioni della "Cima del Re", nome tedesco del Gran Zebrù che pare sia dovuto ad un errore di trascrizione...però vista la sua maestosità più che appropriato. Aveva nevicato la settimana precedente, le condizioni sulla normale erano migliorate, una cordata l'aveva fatto non più di qualche giorno prima...però la parete Sud era perlopiù ghiaccio vivo e quindi piuttosto delicata. Beh: ci proviamo, se non ci piace si torna indietro. E così come molte altre volte, via a letto alle 20.30, sveglia alle 3.15, colazione veloce e alle 3.45 al più tardi siamo fuori. Scendiamo dal Casati seguendo il sentiero per il Rif. Pizzini, quindi giunti a 2960m circa iniziamo a traversare in direzione del Ghiacciaio della Vedretta, giunti alla base ci leghiamo e ci muoviamo verso il famoso Passo de Col di Bottiglia, un canalone dendritico molto esposto alle scariche che dovremo risalire per 200m circa. Alla base del canalone di sleghiamo e iniziamo la risalita alla spalla. La risalita non è difficile, stiamo vicini cosicché le pietre che inevitabilmente facciamo rotolare non possano coinvolgerci. Arriviamo alla spalla alle prime luci dell'alba, il sole inizia a sbucare, la luce è splendida, l'aria calma...la montagna è tutta per noi.
Lo sguardo ora è rivolto alla parete: ci sono almeno 100m di ghiaccio vivo a 40/45° che dovremo superare, senza indugiare iniziamo la progressione sempre rigorosamente slegati (la conserva qui in queste condizioni è senza ombra di dubbio un suicidio), a metà parete facciamo una piccola pausa, girando una vite nel ghiaccio ci possiamo un attimo rilassare, poi via di nuovo: arriviamo ad un piccolo capanno residuo dei combattimenti della prima guerra mondiale, ormai il sole è alto, la pendenza diminuisce...giusto il tempo di tirare un po' il fiato e ci rimettiamo in marcia, guadagnando in breve l'aerea cresta che porta in cima, il panorama e il baratro sulla parete Nord sono da togliere il fiato: sono le 08.00 e io sto alla croce di vetta, Max mi raggiunge poco dopo.
Dalla cima ci godiamo la vista: l'Ortler, il Cevedale, la Punta San Matteo, il gruppo del Bernina, le Alpi Orobie, a Est mi pare di riconoscere la Marmolada, ma non ne sono del tutto sicuro...una ventina di minuti di pace, una barretta di Muesli e un sorso d'acqua e scendiamo. Il ripido pendio ghiacciaio lo affrontiamo questa volta legati: il primo si cala, lascia giù qualche vite come assicurazione intermedia, poi prepara una sosta, il secondo inizia ad arrampicare all'indietro. Due lunghezze di corda esatte e ritroviamo un bel firn compatto e gradinato, quindi giù alla base della spalla e poi per il collo di bottiglia, qui la discesa è quella tipica di un ghiaione, ci si lascia trasportare giù, si sprofonda sulle pietre che accompagnano il movimento e frenano controllando la velocità...certo, abbiamo potuto fare così perché nel canalone non c'era anima viva!
Alla base, sapendo di essere su terreno sicuro, forse riusciamo a goderci appieno l'ascesa appena fatta...rientriamo al casati, concludendo con bresaola e birra una splendida giornata su una montagna maestosa.

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