domenica 29 settembre 2013

Oestlicher Daunkogel (3330m) - Parete Nord e traversata

Maggio in Germania offre un sacco di ponti, tra una festività e l'altra. Io vorrei andare in Dolomiti per fare Scialpinismo, ma le previsioni sono brutte, la macchina è già prenotata e c'è solo voglia di partire per una qualsiasi destinazione alpina. Il Giovedì sembra l'unica possibilità di sfruttare una finestra di bel tempo. Con Denis decido di andare in Stubaital a Sud di Innsbruck, nota vallata glaciale, per lo sci estivo, nonché per lo scialpinismo. Denis non scia, il piano è quello di fare una paretina di firn, quella dell'Ostlicher Daunkogel, sbucare in cresta e salire in cima, quindi scendere dalla parte opposta traversando tutta la cresta. Partiamo mercoledì dopo lavoro, verso le 20.00, con calma, prendendocela proprio comoda...arriviamo al parcheggio della funivia dello Stubaier Gletscher alle 23.30, il piano è dormire in macchina, il giorno dopo prendere la prima funivia e salire alla stazione a monte, da lì proseguire a piedi: Denis è con le ciaspole, io invece con gli sci. Dormiamo in macchina, abbiamo una station wagon, buttando giù i sedili ci stiamo in due, con i miei sci nel mezzo.
Ci svegliamo, facciamo colazione un caffè e del muesli, quindi mentre notiamo già una miriade di macchine che inizia ad affollare il parcheggio, ci prepariamo e andiamo verso le casse per fare il ticket, non è una vera gita se si prende la seggiovia, ma questa volta il tempo non è dalla nostra parte, ieri siamo arrivati troppo tardi e nel Venerdì il tempo sarà già brutto...ci deve andare bene così!
Una volta saliti alla stazione a monte, fatto un rapido check dei nostri ARVA, ci incamminiamo, risalendo prima le piste e quindi dirigendoci verso la parete dell'Oestlicher Daunkogel: si tratta di forse 200m sui 45/50°, in realtà sciabilissimi, c'è una bella polvere, ma purtroppo non è nei nostri piani, la salita è tranquilla, piacevole, solo nell'ultimo pezzo faticosa per l'abbondante presenza di neve in cui tendiamo ad affondare...non grandi condizioni da parete Nord.
Sbuchiamo sulla cresta, dal lato dove siamo venuti c'è il caos, la gente, gli impianti...troppa confusione, ma laggiù lontano da noi, non c'è nessun altro su questa montagna oggi, dal lato opposto invece tutto è appare selvaggio, come una grande spaccatura tra due mondi.
La neve è già bagnata...non è proprio presto per trovarsi lassù e ce ne rendiamo conto, ci diamo una mossa per salire in cima, la cresta è soprattutto rocciosa, pulita dalla neve, la cima invece innevata, non grandi difficoltà, forse in un paio di punti siamo sul 2° grado. Foto di rito e si riparte senza perdere ulteriore tempo.
Iniziamo a scendere, ora le condizioni peggiorano a vista d'occhio, la neve non tiene più, è bagnata e sulla via di discesa anche la roccia tende ad essere instabile, arriviamo in prossimità di un grande colatoio, basta il nostro passaggio per far cadere giù buona parte del manto nevoso laggiù.
Per velocizzare nonché per avere maggiore sicurezza, vista l'abbondanza di spuntoni di granito, decidiamo superato il colatoio e arrivati in prossimità della cresta che unisce l'Oestlicher Daunkogel alla Stubaier Wildspitze di calarci in doppia per arrivare il prima possibile sul pendio nevoso sottostante. Alla fine le doppie saranno due...alla fine della prima ci riportiamo sulle rocce, siamo ancora troppo in alto per poterci calare giù con la nostra corda, questa volta abbiamo solo una singola da 50m, bisogna scendere di più. Denis che si è calato per secondo mi raggiunge, io faccio una sosta su uno spuntone e gli dico che l'avrei calato, ma qualche metro, poi lui avrebbe dovuto traversare verso un discreto terrazzino nevoso, ricco di spuntoni e lontano dal salto di roccia strapiombante che si trovava proprio sotto di noi. Traversare sena sicura su un terreno così è da pazzi, non puoi mai sapere se al tuo passaggio l'intero manto nevoso pesante e bagnato si staccherà in un colpo solo: calo il mio compagno che si muove su questo fianco nevoso,avendo però per le mani buone possibilità di presa su roccia, gli raccomando di mettere giù un paio di assicurazioni intermedie, abbiamo cordini e nuts, alla fine specie i primi si renderanno utili. Giunto nel punto propizio mi dice che va tutto bene e che può fare la sosta. Quindi parto io...neanche il tempo di mettere giù un piede sui suoi passi e quasi tutto il campo nevoso del traverso si stacca e precipita a valle...io sono fermo e mi tengo alle rocce...e penso due cose: "mai più partire così tardi" e "meno male che ci siamo legati e ancorati". Arrivo da Denis in sosta, ora la calata è semplice su un ripido pendio inclinato, una 30ina di metri e sarà possibile muoversi a piedi..cordino sullo spuntone e via, prima Denis, poi io. Durante questa fase, dal colatoio posto a fianco al nostro pendio, ma separato da questo (così pazzi da calarci nel colatoio ovviamente non siamo stati): viene giù il mondo, neve strabagnata, blocchi di granito grandi come cerchioni di automobile.
Siamo entrambi molto contenti di essere dove siamo e soprattutto di essere giù da quella trappola, per l'amor del cielo: è stato un tour molto bello, però faceva troppo caldo e in cima eravamo alle 11.30, troppo, troppo tardi. Denis inizia a spostarsi verso le piste infilate le ciaspole, io recupero la corda, la avvolgo e mi infilo gli sci, quando lo raggiungo siamo già in terreno sicuro, al limitare delle piste da sci, molti ci guardano con un punto interrogativo chiedendosi forse da dove fossimo arrivati! Io dico a Denis...beh ora che siamo in un punto tranquillo...ti annuncio che io scierò fino alla stazione a monte...mi trovi al bar davanti ad una radler, se non hai niente in contrario! Lui ovviamente in contrario non aveva niente...forse l'unica cosa che veramente lo disturbava era che lui gli sci non ce li avesse!
Denis mi raggiunge 20 minuti dopo, qui la Radler la danno solo piccola, quindi visto che sono assetato bevo la seconda in sua compagnia. A quel punto riprendiamo la seggiovia e scendiamo: sarei sceso al parcheggio anche con gli sci però più in basso non c'era già proprio più neve e allora me la sono risparmiata, avrei dovuto camminare a lungo. Al parcheggio ci godiamo il sole qualche minuto, una coppia di giovani ci chiede se abbiamo posto per loro per portarli a Innsbruck, io a Innsbruck devo lasciare Denis in stazione quindi li faccio salire. A quel punto riparto e vado verso le Dolomiti...non ho chiari i miei programmi, volevo trovarmi qui con Andrea, lo sento telefonicamente una volta entrato in Italia e mi conferma il brutto tempo: decido che sarei tornato in Friuli, toccata e fuga. Lui mi avverte: però forse domenica è bello e c'è una montagna che sto tenendo d'occhio da tempo. Io gli dico che per me va bene e ci saremmo risentiti. Mi sento stanchino per guidare a lungo...quindi in mancanza di altre idee, decido che sarei andato in Val Gardena, anzi sarei salito sul Passo Sella e avrei dormito in macchina come avevo già fatto in Gennaio. Quasi tutti i passi sono chiusi per pericolo valanghe, l'unico a non esserlo in zona è proprio il Passo Sella, non molto conveniente per il viaggio, il giorno dopo non avrei potuto far altro che ridiscendere in Val Gardena, quindi tornare indietro un pezzo di statale per imboccare la Val Pusteria...pazienza: l'idea di trovarmi SOLO tra il gruppo del Sella e la paretona Nord del Sassolungo mi metteva una gran pace e mi ispirava. Due zuppe ce le avevo, dovevo solo procurarmi del pane e una birra. Fatti i rifornimenti e giunto a Passo Sella, lo scenario è quello che speravo di trovare: nessuno, le sagome dolomitiche che uscivano dalle nuvole, il sapore di quell'ambiente grandioso, solo per te. Parcheggio poco più a monte del Rifugio Passo Sella, apro il bagagliaio, tiro fuori il fornelletto e mi preparo da mangiare, ho anche un bel libro di Erri De Luca "Sulle tracce di Nives", Nives Meroi si intende, bergamasca d'origine ma friulana d'adozione, lei e il marito, sono il nostro orgoglio nel mondo dell'alpinismo...non leggo molto, sono stanco della giornata e della settimana di lavoro...mi addormento come un bambino. Questo è il sapore che ha la libertà, questa è la gioia della montagna.

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