domenica 23 marzo 2014

Dreiländerspitze 3197m, Scialpinismo - Silvretta

Questa è la mia seconda volta in Silvretta, sempre presso la Wiesbadenerhuette. Sto giro ci torno con la sezione nell'ambito di un corso, quindi è chiaro: abbiamo 4 giorni di tempo ma l'obiettivo principale non sono le cime. Il che è un peccato perchè le mie visite qui si riveleranno sempre molto magre di scalate, una volta meteo colpevole, questa volta la didattica!
Per fortuna per il penultimo giorno è pianificata una cima, quindi posso stare contento! Il Dreilaenderspitze si trova sul confine tra Vorarlberg, Tirolo e Svizzera, è una meta molto amata e anche frequentata per via della sua posizione molto panoramica. La cima è raggiungibile percorrendo il Vermuntgletscher, quindi risalendo il pendio NW della cima stessa fino a 3100m. Qui si lasciano gli sci e si continua per la cresta NW. La cresta non presenta difficoltà particolari, la letteratura da qualche passaggio di 2° grado che ci sta nel complesso, però è tutto molto breve: anzi fino all'anticima in pratica si cammina.
Giunti all'Oberer Ochsenjoch, non posso fare a meno di iniziare a navigare con la fantasia buttando l'occhio tra il Piz Buin e il Wiesbadenergraetle, quel canalone sembra dire: sciami! Mi riprometto di fare qualche ricerca a tal proposito!
Siamo un gruppo molto numeroso e io devo anche rientrare presto al rifugio, prima degli altri in quanto ripartirò il pomeriggio stesso per Stoccarda, purtroppo il giorno seguente dovrò volare in Turchia, quindi devo interrompere prima degli altri la mia vacanza. L'istruttore mi manda davanti a guidare il gruppo, decido di lasciare lo zaino al deposito con gli sci e parto. Arrivato all'anticima aspetto il gruppo e parlo con l'istruttore sul da farsi, fosse per me continuerei senza corda, ma nel gruppo non tutti sono abituati a questo genere di uscite e anzi credo che nessuno dei partecipanti abbia mai arrampicato con i ramponi su roccia. Decidiamo di allestire una corda fissa, quindi mi lego e vado avanti. La cima come detto è molto frequentata e di spazio ce ne è poco: il viavai di persone mi fa capire che prima di riuscire a far salire tutti i nostri fino alla croce di vetta ci vorrà un pò di tempo! Inizio ad innervosirmi pensando al lungo rientro, temo di fare tardi e di perdere l'ultima corsa del bus e della funivia.
Alla fine una volta giunto in cima fisso la corda e inizia a salire qualcuno degli altri, alchè urlo a Norbert, l'istruttore se posso iniziare la discesa, lui acconsente quindi effettuo il percorso a ritroso. La scena è in effetti abbastanza comica a pensarci: su un'esile cresta sfilo davanti a tutti gli altri, stringendo mani, salutando e augurando buona continuazione e buon divertimento. Durante la discesa mi intrattengo con una guida che mi chiede come mai stia lasciando il gruppo e gli spiego del mio rientro anticipato.
Pensandoci con il senno di poi è veramente qualcosa di assurdo: mi muovevo e comportavo come mi trovassi nel mio salotto di casa o al bar, senza il minimo pensiero, come se in quella situazione mi ritrovassi fino in fondo come se fosse normale. Ormai di montagne ne ho scalate, è inevitabile che ci sia una certa confidenza e abitudine, specie su itinerari relativamente semplici. Mai sottovalutare sia chiaro però non ci si può far niente: la percezione di quello che ti circonda crescendo (anche alpinisticamente) è diversa. Rientrato al deposito, sci ai piedi mi godo una rilassante e piacevole sciata fino al rifugio dove mi aspetta Oliver anche lui costretto (per una leggera indisposizione) ad anticipare il rientro. Le pendenze non sono mai elevate, il primo tratto comunque regala i suoi 30°.
Scendiamo a valle e con comodo ripartiamo per Herrenberg, qui prenderò il treno fino a Stuttgart: ammetto di aver provato un pò di imbarazzo perchè dopo 4 giorni di sport e vita all'aria aperta e soprattutto niente doccia, non deve essere stato il massimo per gli altri viaggiatori la mia presenza...

Nessun commento:

Posta un commento