giovedì 10 ottobre 2013

Cima Piccola di Lavaredo, via Normale ...e un traverso da ricordare!

Anche questa gita risale all'anno scorso: si tratta della mia prima uscita alpinistica in Dolomiti. Si tratta anche della prima gita con Andrea, mio amico d'infanzia, nonchè ex-compagno di squadra, tra l'altro "colpevole" di avermi fatto avvicinare al Rugby ormai tanti anni fa. Si va ad arrampicare in Dolomiti, il tempo è bellissimo...io in Dolomiti ad arrampicare non ero mai andato, una vita passata all'Alpe di Siusi e sulle piste nere della Val Gardena, mai stato a Misurina, mai visto dal vero le tre cime di Lavaredo. Ovvio che bisognava porre rimedio e il prima possibile. Andrea mi chiama: ti passo a prendere verso le 21.30 e partiamo, mi devi solo aiutare a montare la tenda sulla macchina. Alle 22.00 sono a casa sua, finisce di mettere velocemente in macchina le ultime cose. "Il martello ce l'hai vero?", mi chiede..."Ehm, no..non pensavo ne avrei avuto bisogno". Ovviamente era necessario perchè la via è quasi tutta da attrezzare, ottimo: ci fiondiamo a casa da me e recupero il martello dalla cassetta degli attrezzi di mio padre, torniamo velocemente da Andrea e con il trapano facciamo un buco nel manico, cordino e via: martello da roccia edizione speciale confezionato. Non dovrò battere chiodi ma solo tirarli fuori quindi dovrebbe bastare. In macchina anche le bici: sia mai portare la macchina fino al Rifugio Auronzo, in quel parcheggio che non dovrebbe nemmeno esistere, lo scempio di uno degli angoli più noti e belli delle Dolomiti. Siamo al parcheggio appena sopra Misurina che saran stata mezzanotte o anche più tardi, ci fiondiamo a dormire!
La mattina dopo, colazione con tè e biscotti, zaini pronti: via si pedala verso il rifugio Auronzo. Non sono sicuro di quanto tempo ci abbiamo impiegato, un'ora e mezza credo...una stradaccia: ogni 2 secondi macchine e corriere che ti sfilano vicino, l'aria irrespirabile, una cosa così ripeto non dovrebbe esistere. Si dovrebbe salire a piedi o in bici ed eventualmente per dare la possibilità a persone anziane o portatori di Handicap di godersi le Tre cime, si potrebbero organizzare dei taxi, come avviene ovunque in Austria. Quella strada a pedaggio è solo un modo facile e barbino per fare soldi. Punto.
Oltrepassiamo il Rifugio Auronzo, ci dirigiamo verso il Rifugio Lavaredo, a metà strada più o meno arriviamo ad una piccola cappella dove parte la traccia per salire all'attacco delle vie Normali alla Cima Piccola ed alla Cima grande. Leghiamo le bici e saliamo, nel canalone c'è ancora neve. Sguardo alla topografia, trovato l'attacco, Andrea batte un chiodo, ci leghiamo e poi lui parte. Non ho mai fatto questo tipo di alpinismo, oggi salirò solo da secondo. Le prime 3 o 4 lunghezze sono molto facili, Andrea protegge comunque molto bene la via, per le soste dovrà spesso battere chiodi che io diligentemente recupererò. Arriviamo ad una spalla dove quasi si cammina prima di attaccare la parete vera e propria. Qui le difficoltà aumentano, ma siamo sempre su un massimo 4° inferiore ben appigliato, su roccia discreta, non eccezionale. Si sta sulla destra della parete in un sistema di camini e fassure, quindi a 2/3 poco prima dell'Anticima, bisogna traversare verso sinistra su una cengia data mi pare di ricordare di 2° grado e qui arriva la parte interessante della storia.
Bisogna traversare sulla cengia giusta...chiaro, questa parete però inganna: è pieno di chiodi lasciati senza logica chissà da quante cordate negli anni e si può essere tratti in inganno. Su uno di questi prima di traversare sostiamo, poi Andrea parte sicuro sulla cengia che inizia bella comoda, non un sentiero ma ci stava tutto il piede nella sua lunghezza sopra...almeno all'inizio. Io sono in sosta e la corda si ferma...niente, passano alcuni minuti, poi sento "Quando traversi fa veramente attenzione, non è per niente bello", ottimo rassicurante penso, se te lo dice il tuo compagno che in Dolomiti ha fatto almeno un centinaio di vie di difficoltà ben maggiore!! Andrea arriva in sosta, parto io per il traverso, la cengia che iniziava bella comoda va a restringersi, bisogna iniziare a stare veramente schiacciati alla parete, per le mani non c'è nulla, faccio 10 metri, nessuna protezione, poi vedo un rinvio su un cordino che collega 2 chiodi e la cengia che si interrompe per un metro e mezzo (a occhio): capisco che quello era il punto del messaggio di Andrea, era sicuramente una calata di emergenza di qualcuno che in quel punto aveva deciso fosse meglio non continuare...Togo il rinvio e mi viene solo da gridare: "dove sei passato?", a occhio pensavo non sarei mai riuscito e passare oltre continuando sulla cengia, non mi ricordo la risposta di Andrea, forse ero troppo intento pensare come mi sarei tolto da quella situazione...per altro entrambi avevamo fatto la via addirittura con lo zaino! Altri rinvii non ne vedo, non vedo nemmeno Andrea, ma guardando la roccia mi ero già reso conto che non fosse facile da proteggere nemmeno battendo dei chiodi. Decido di salire dritto per dritto per arrivare alla cengia sopra di me: saranno stati 2 metri o poco più....ma me li ricordo come fosse ieri: schiacciato sulla parete, portando su prima le gambe a trovare piccoli appoggi e avendo per appigli poco o niente, non saprei dire che difficoltà fosse veramente: troppa poca esperienza su vie di quel tipo, ma se devo azzardare avrei detto sicuro 5° grado, forse qualcosa di più (non fosse così tutte le vie di 6° della palestra dove mi alleno dovrebbero essere valutare un grado di meno!). In quei pochi passaggi, il mio cuore batteva veramente forte, è stata l'unica volta dove in parete non mi sono sentito sicuro, non da essere nel panico, ma non ero tranquillo come sono di solito: vuoi perchè era la prima in dolomiti, vuoi per lo zaino...vuoi per il volo a pendolo di 30m che avrei fatto se fossi caduto...insomma qualche buon motivo c'era!
Raggiungo la cengia superiore...bella larga, forse era qui che saremmo dovuti passare, traverso e raggiungo Andrea. Lui mi chiede: "da dove cavolo arrivi?", e io: " ho tirato dritto"...lui mi guarda perplesso e dubbioso, mi resi conto che lui era riuscito a stare basso e superare il salto, forse perchè aveva valutato la parete sopra di lui non praticabile, però Andrea è almeno 15cm più alto di me, io avevo escluso di potercela fare...decidiamo che ci vuole una pausa per tirare il fiato, siamo seduti in sosta su un vecchio anello arrugginito, ma stiamo seduti comodi, ci godiamo l'ambiente, la vista sui Cadini e sull'Antelao...io giro anche un breve video dove ho l'espressione di un fantasma, sbiancato dalla paura!!
Riprendiamo a salire e arriviamo sull'Anticima. Qui per il tempo che sembra voler cambiare e perchè e avevamo avuto abbastanza decidiamo che non avremo concluso e saremmo scesi! Eravamo lo stesso contenti della giornata e del traverso! 7 o 8 calate e siamo di nuovo al canalone, scendiamo alle bibiclette.
Il tempo non è cambiato, e nuvole sono sparite, c'è una bella luce, è tardi, sono circa le 18.00, non è presto! Inforchiamo le bici e scendiamo: cosa c'è di meglio di una pazza discesa in MTB per tornare al parcheggio dopo una giornata passata in parete?! Credo nulla! Ho un ricordo bellissimo di quei momenti: la vita aveva un sapore diverso, nuovo, che non conoscevo...era bellissimo. Forse nonostante gli errori della giornata, quel giorno avevo deciso definitivamente che quello sarebbe stato il mio mondo, la mia vita.

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